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Educare Bellezza Verità

Recensione di Francesca Romana Motzo

31 Marzo 2018

“…Credo sia un dovere di ogni educatore interrogarsi oggi più che mai seriamente, anche attraverso le categorie del bello e del vero, intorno al senso da assegnare all’Educazione ed alla Formazione dei giovani, scandagliare senza stancarsi le modalità processuali attraverso le quali essi apprendono, si accostano alla conoscenza ed assegnano senso al loro agire nel mondo”

Bellezza e Verità sono due categorie fondamentali attraverso cui l’uomo conosce il mondo, lo pensa, lo immagina , lo sogna, lo vive.
Entrambe le categorie sono ambiti di continua ricerca e più che mai, in questi tempi di grande velocità in merito al cambiamento tecnologico ma al contempo di scetticismo nei confronti della natura umana, occorre riflettere in modo approfondito, quali strumenti sia necessario acquisire per riconoscere il vero dal falso o l’arte da ciò che non lo è, ma ancor più comprendere che effetto hanno su di noi il bello ed il vero.

“…La bellezza non abita quindi le cose ma risiede nell’incontro, nella mente che contempla , nella sensibilità .”

Il percorso delineato da uno dei due autori, Marco Dallari (docente di Pedagogia Generale all’Università di Trento), ci offre la possibilità di esplorare il concetto di bellezza nel corso delle differenti epoche storiche, filosofiche e culturali; per quanto possano emergere definizioni contrastanti, la certezza alla quale si giunge è che “educare al bello” sia imprescindibile per la costruzione delle conoscenze e per lo sviluppo della personale intelligenza emotiva, poiché il contrario di bellezza non è bruttezza ma rozzezza, ovvero ignoranza emozionale.

Parlare di emozione affiancata al bello deriva da tutta la trasformazione che questo concetto ha subito nel Novecento, dove il focus di riflessione e ricerca si è spostato dall’oggetto (opera d’arte e non), che nelle passate epoche storiche era il detentore assoluto della bellezza, riconosciuta e contemplata, all’emozione provata invece, dall’incontro con lo stesso. Questa nuova dinamica propone un’apertura relazionale tra l’Uomo e la Bellezza ed una consapevolezza sempre più crescente nei tempi attuali, che pone l’uomo/fruitore come elemento imprescindibile per parlare del bello, sgretolando via via la figura dell’ osservatore passivo che può solo contemplare. L’esplorazione della sfera emozionale che si attiva al contatto con una reale esperienza, quindi, offre una varietà di sfumature in termini di significati autentici e profondi dell’esperienza stessa, tale da costruire forme di pensiero profonde che ci portano ad una lettura del mondo non banale ed in grado di farci “…ritrovare la luce, nell’esigenza di uscire dal grigiore dei tempi che stiamo vivendo.”

Acquisire dunque una competenza emotiva significa possedere degli strumenti che consentano di gestire in modo efficace le relazioni sociali che suscitano emozioni. Uno di questi strumenti è la “delicatezza dell’immaginazione”, capace di far percepire le emozioni più sottili e di farci vivere delle vere e proprie illuminazioni ed epifanie della bellezza “…nell’amore, nell’amicizia, nelle relazioni, nella conoscenza, nel nostro rapporto col mondo ed anche nell’intima e silenziosa esplorazione dell’io.”
E se il bello, inequivocabilmente, ci conduce a scoprire parti intangibili di noi, il vero, cosa pone all’interno di questa riflessione?
Se partissimo dal titolo, la domanda sarebbe, cosa significa educare al vero e cosa comporta rapportarsi al continuo confronto con questo tipo di ricerca.
Forse, in modo più opportuno, dovremmo chiederci “che cosa è la verità” ed ancora “cosa separa il vero dal falso” e non tanto, se l’obiettivo dell’educazione debba essere raggiungere la verità stessa.
Partendo da questo presupposto, il co-autore Stefano Moriggi (storico e filosofo della scienza, che scolge attività di ricerca presso l’Università di Milano Bicocca), profila differenti percorsi di indagine che confluiscono tutti nella “…scoperta di sentirsi umani” e nell’emozione che questo suscita in noi.
Ciò che risulta molto interessante, a parte l’approfondimento sulle dinamiche proprie della ricerca scientifica, sul rapporto uomo/macchina, sull’impatto che l’incedere del progresso e delle tecnologie in esso contenute possano avere sull’uomo, è la non dispersione della nostra umanità, nella paura di riscontrarla, nell’esistenza fondamentale dell’errore (senza il quale non ci sarebbe conoscenza) nella luce che può svelare, laddove permangono automatismi, nozionismi, paure.
Ecco che, immaginare percorsi educativi alternativi, ritrova un senso non solo come riscossa di una personale o culturale frustrazione diffusa, bensì come linfa vitale che nutre le nostre incessanti domande fino ad arrivare ad esplorare concetti di minorità, di libertà, di responsabilità.

“… Qual’è il confine tra libertà e responsabilità? Cosa rende l’uomo veramente libero? Come uscire dallo stato di minorità e avere il coraggio di pensare?”

Entrambi gli autori cercano con coraggio di immergerci in un’esplorazione storico-culturale intensa, a volte non di facile incontro o di immediata deducibilità, ma spinti dalla forte convinzione che ciò che oggi possa rappresentare la differenza sia costruire un modo di educare che vada oltre la didattica e oltre “la paura di sentirsi umani”, ricercando costantemente il vero e l’emozione del bello.

“Dans la course effrenée que vivent nos enfants aujourd’hui, la découverte du plaisir d’apprendre reste l’acte fondateur de toute éducation – Meirieu, 2014”.

Perchè abbiamo deciso di inserire questo libro nella nostra rubrica?

Personalmente l’ho trovato stimolante per la riflessione che attiva attraverso due categorie cosi importanti ed allo stesso tempo per me inquietanti; un testo che costantemente richiede presenza nel lettore per allontanarsi da una comprensione superficiale e nozionistica e che sicuramente dovrò rileggere tante volte per rimettere in questione i miei pensieri su questi temi. Ma nei suoi brevi ma intensi capitoli è capace di attivare la personale capacità intuitiva, come una lanterna che illumina il cammino che stiamo percorrendo.
Ripensare costantemente percorsi educativi che meglio possano guidare lo studente verso la scoperta di se stesso e del mondo, pare a volte un Everest da scalare oppure, per paradosso, una moda nella quale identificarci.
Ripensare percorsi di educazione musicale, oltre una metodologia che noi insegnanti possiamo aver sposato o ingurgitato una dopo l’altra, nel tentativo di essere sempre più capaci di raggiungere i nostri obiettivi didattici (quali?), potrebbe significare operare una grande rivoluzione.
Cosa diviene importante se si parla della Musica? Cosa predonima? Certamente è una delle Arti sublimi, che senza alcun dubbio possiamo far rientrare nella riflessione sulla Bellezza, ma qual è l’obiettivo didattico se si parla di educazione musicale?
Questa è una domanda che da anni mi pongo, avendo esplorato della Musica differenti livelli; sono stata un’allieva imparando a suonare uno strumento, sono una costante fruitrice, il mio percorso mi ha portato a definire il mondo estetico musicale che motiva la mia costante ricerca e sperimentazione, sono arrivata a scegliere la musicoterapia per tentare di rispondere a domande che si son fatte sempre più importanti ed impellenti (…e questo è un percorso che non credo costruirà certezze ma mi terrà in costante cammino).
Il punto di partenza a cui sono giunta per una riflessione che nel mio animo trovi un senso, è che educare alla Musica non significa solo far acquisire una competenza tecnica, che poi venga spesa dallo studente come meglio può e vuole.

Educare alla musica potrebbe voler dire rendere consapevole l’incontro uomo/musica, che comunque avviene in molteplici forme ed a prescindere da un’azione educativa intenzionale; se dunque si parla di incontro, l’altra domanda è “quando dovrebbe avvenire questo incontro?”.
Se premettiamo che l’incontro uomo/bellezza debba scorrere lungo tutta l’esistenza dell’individuo, allora un obiettivo didattico potrebbe essere quello di costruire modalità attraverso cui creare degli “incontri/percorsi” assolutamente dedicati per ogni fascia d’età.

Ed allora, l’attenzione e l’intenzione dell’educatore musicale fin dove si può spingere? Forse, allontanandosi dalla “paura” di perdersi, potrebbe sperimentare fulcri di indagine differenti, laddove la musica potrebbe essere capace di fondersi talmente tanto nel passo individuale dell’esistenza, da contribuire ad una crescita armonica della stessa.
L’incontro assume quindi un ruolo fondamentale per costruire una relazione, nella musica, forse, prima di tutto con se stessi e la propria sfera emozionale e poi con gli altri.
Al di là delle competenze che questo percorso potrà donare, che siano tecnico-strumentali o psico-emotivo-affettive, risponderà ad un’esigenza primaria dell’essere umano: entrare in contatto profondo con l’altro e con l’ambiente. Possedere una tavolozza espressiva attraverso cui raccontare il proprio mondo interiore ed accogliore quello esteriore. Nutrire il proprio animo ed il mondo di una Bellezza che possa allontanarci dalla paura ed avvicinarci alla libertà.

Marco Dallari

MARCO DALLARI
E’ nato a Modena nel 1947. Già docente di Pedagogia e Didattica dell’Arte presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna, all’Università di Trento, dove ha fondato e dirige il Laboratorio di comunicazione e narrativà. E’ condirettore della rivista “Encyclopaideia”, redattore della rivista “Infanzia” e della rivista d’Arte per ragazzi “DADA”. E’ inoltre autore e curatore di libri per ragazzi.
 

Stefano Moriggi

E’ nato a Milano nel 1972. Filosofo della scienza, si occupa di teoria e modelli della razionalità e di pragmatismo americano con particolare attenzione al rapporto tra evoluzione culturale e tecnologia. Studioso delle relazioni tra scienza e società, divide i suoi interessi tra il mondo anglossassone del Diciottesimo e Diciannovesimo secolo e lo sviluppo di modelli per una didattica digitalmente aumentata.
Già docente nelle università di Brescia, Parma, Bergamo e Milano, attualmente svolge attività di ricerca presso l’Università di Milano Bicocca, dove è anche titolare dell’insegnamento di Teorie e Tecniche della comunicazione della scienza in TV presso il MaCISIS.

Educare Bellezza Verità – Edizioni Centro Studi Erickson SpA – Trento 2016