Spaziomusica Winter 2013 – 17_settembre – 19 novembre 2013

to extend the visibility (winter)

martedì 19 novembre

Centro Comunale D’arte E Cultura – Il Ghetto (Quartiere Castello) ore 21.00

Forme dell’Opera Lirica

La giornata di un soprano isterico di  ADA GENTILE

(testo di Sandro Cappelletto)

Forse non è vero, non accade così: i soprani non sono talmente sadici e nervosi, però mi sono divertito ad immaginare che, almeno per una giornata, lo diventino. Pianista e soprano inscenano un gioco che, per riuscire, deve avere almeno due protagonisti: lei la diva, volubile, imprevedibile, esigente, severa, alla quale si deve solo obbedire e lui, il suo pianista, fedele e disposto a sopportare tutto, perché gli piace. La loro relazione, musicale ed erotica, dura da tempo, è diventata consuetudine, per il reciproco piacere. Sono complementari, uno dipende dall’altro. Scrivendo il testo di questo “scena lirica” ho inteso offrire ad Ada Gentile la possibilità di giocare con la storia dell’opera, con le buone regole del solfeggio e dello studio, con il suo gusto, così peculiare, per le possibilità espressive della voce e della parola. E tutto è affidato al desiderio di fare teatro dei due protagonisti e complici (Sandro Cappelletto).

Interpreti:  SUSANNE BUNGAARD, soprano; FAUSTO  DI CESARE, pianista

 

King Kong, amore mio di FABRIZIO DE ROSSI RE

(Ed. RAI TRADE 2011)

(testo di Luis Gabriel Santiago)

King Kong è proprio il mostruoso scimmione del cinema visto però attraverso la lente del melodramma. Viola Ann Darrow (questo il nome del personaggio femminile del film del 1933) è una donna dei giorni nostri, emancipata ed annoiata, che non sa cosa vuole dalla vita al punto da affidarsi al responso di uno strano oracolo che le appare in forma di Sfinge e che la spinge ad avventurarsi per mare alla ricerca del suo destino. Raggiunta l’isola del Teschio, Viola fa la conoscenza con King Kong e, dopo un primo attimo di terrore, se ne innamora. A contatto con i sentimenti di Viola, l’evoluzione dell’ego del gigantesco gorilla subisce una mutazione inaspettata portandolo a desiderare di diventare un uomo, con i suoi calcoli perfetti, la sua arroganza esistenziale, il suo narcisismo sapiente. L’amore purtroppo non riuscirà a sopravvivere alle lusinghe del progresso e King Kong finirà per incarnare il demone autodistruttivo dell’umanità.

 Interpreti: SERENA ALLEVI, soprano; STEFANO STELLA (basso); SABRINA GENTILI, pianista

Bio

Ada Gentile. Si è diplomata prima in pianoforte e poi in composizione al Conservatorio S.Cecilia  frequentando successivamente il Corso di Perfezionamento in Composizione con Goffredo Petrassi all’Accademia Nazionale S.Cecilia. Si è affermata in vari Concorsi nazionali ed internazionali di composizione (“Gaudeamus ’86; SIMC Budapest ’88 ed Essen ’89) e le sue opere sono state eseguite in sedi prestigiose come il Centre Pompidou di Parigi, la Carnegie Hall ed il Lincoln Center di New York, il Teatro Reale di Madrid, il Concertgebouw di Amsterdam, il Mozarteum di Salisburgo, l’Accademia Sibelius di Helsinki, la Rachmaninoff Concert Hall di Mosca, il Sejong Center di Seoul, il Gartner Platz Theater di Monaco di Baviera, l’Academy of Performing Arts di Hong Kong, l’Art Institute di Chicago, il Teatro “La Fenice” di Venezia, l’Accademia di S.Cecilia etc. Ha tenuto conferenze sulla sua musica in tutto il mondo (Julliard, Columbia University, Manhattan School of Music, Accademia Sibelius di Helsinki, Northwestern University di Chicago, Haverford College di Filadelfia, Wayne State University di Detroit, Accademia Liszt di Budapest, alla Turm Halle di Copenaghen,  alla Sala Che Guevara de L’Avana etc). Ha scritto oltre 90 opere (edite per lo più da RICORDI, RAITRADE e SCONFINARTE) molte delle quali sono state incise su CD dalla Ricordi, dalla EDT, dalla STRADIVARIUS, dalla svizzera TIRRENO e dalla canadese UNMUS.  E’ stata Consigliere della Biennale di Venezia (dal ’93 al ’97) e Direttore Artistico del Teatro Lirico V.Basso  di Ascoli Piceno (dal ’96 al ’99). Da ben 33 anni è  Direttore Artistico del Festival di musica contemporanea “Nuovi Spazi Musicali”.

Fabrizio De Rossi Re, Compositore, nato a Roma il 1 agosto 1960. Ha studiato al Conservatorio di S. Cecilia di Roma diplomandosi in Composizione con Mauro Bortolotti e in Strumentazione per Banda con Raffaello Tega. Importanti per la sua formazione sono stati gli incontri con il pianista di jazz Umberto Cesari, con Sylvano Bussotti (Scuola di Fiesole) con Salvatore Sciarrino (Corsi di Perfezionamento di Città di Castello) e più recentemente con Luciano Berio. La produzione compositiva di de Rossi Re è caratterizzata da un’ esplorazione che accoglie e coniuga varie esperienze stilisticamente multiformi, sempre in bilico tra una diretta comunicazione e l’eredità linguistica della sperimentazione. La pratica e la conoscenza di diversi generi musicali, dalla tradizione colta al jazz, hanno condizionato in maniera determinante gli sviluppi della sua ricerca, orientata verso una ricognizione delle possibilità espressive e comunicative implicite nelle esperienze musicali più eterogenee. La capacità di assimilare diverse tecniche musicali, e di valutare attentamente le potenzialità implicite nelle più svariate esperienze maturate dalle avanguardie novecentesche, si risolve nella definizione di un linguaggio autonomo e personale in grado di coniugare efficacemente le esigenze della sperimentazione con quelle della comunicazione. L’esigenza di conciliare stimoli mutuati da diverse tradizioni presenti e passate si colloca nel quadro di un’attenta rimeditazione del patrimonio storico di tecniche e procedimenti compositivi, che de Rossi Re riprende e valorizza adeguatamente nell’ambito della sua ricerca di una nuova sintassi musicale conseguita attraverso la sintesi del molteplice.
Si ricordano le opere di teatro musicale “Cesare Lombroso “su libretto di A. Vianello ; “Musica senza Cuore” su libretto di F.Angeli con Paola Cortellesi ; “Tre per una” con Vittorio Sermonti fino alle recente Rappresentatione per strumenti antichi, coro e orchestra commissionata dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e al Ricercare secondo scritto per il quartetto dei Berliner Philarmoniker. Insegna Elementi di Composizione per Didattica della Musica presso il Conservatorio G. B. Pergolesi di Fermo. E’ docente di “Didattica dell’improvvisazione e della composizione” presso la Scuola di Specializzazione SSIS Università del Lazio (Indirizzo Musica e Spettacolo). Le sue composizioni sono pubblicate ed incise da Adda Records, Agenda, BMG Ariola, CNI, Edipan, Fonit Cetra, I Move, QQD, RAI Trade, RCA, Semar, Sonzogno,

Fausto Di Cesare. Pianista e direttore d’orchestra ha compiuto i suoi studi al Conservatori S.Cecilia di Roma sotto la guida di prestigiosi maestri (Renzo Silvestri per il pianoforte, Guido Agosti per la musica da camera e Franco Ferrara per la direzione d’orchestra), frequentando poi masters al Mozarteum di Salisburgo. Nel 1965 ha vinto il Concorso pianistico internazionale “Viotti” di Vercelli, nel  1966 il “Casella “di Napoli e, nel 1967, il 1° Premio assoluto al Concorso “Casagrande”. Nel 1970 ha avuto una grossa affermazione al “Premio Beethoven” organizzato dalla Televisione Italiana per il bicentenario della nascita del musicista tedesco. Svolge un’intensa attività sia solistica che cameristica ed ha collaborato con prestigiosi solisti come Riccardo Brengola, Felix Ayo, Maxien Larrieux, Bruno Canino etc. Come direttore ha diretto orchestre come quella dall’Accademia di S.Cecilia, l’Orchestra Filarmonica di Stato di Romania”, l’Orchestra Giovani d’Europa”, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese”, l’Orchestra Roma Sinfonietta”, l’Orchestra Nazionale della Radio di Tirana” etc. Dal 1973 al 2003 è stato Docente di pianoforte principale al Conservatorio S.Cecilia di Roma.

Susanne Bungaard. Nata in Danimarca, si è diplomata in canto al Conservatorio di S.Cecilia di Roma perfezionandosi poi con Margaret Baker-Genovesi e con Virginia Zeani un Usa. Ha ottenuto anche il diploma in Canto barocco al Conservatorio di Metz. Ha debuttato nel 2001 in Francia nel Festival di Royaumont e si è poi esibita in numerosi teatri italiani (Livorno, Piacenza,Pisa, Ravenna, Mantova e Modena) nonché in prestigiosi festivals internazionali (“Mozart Festival di Varsavia, il “Kodaly Festival” di Budapest, il “Festival Uto Ughi” di Roma, il “Festival Euro Mediterraneo etc.). Il suo repertorio è molto vasto e comprende opere classiche nonché opere contemporanee (Boulez, Nono, Guaccero e Cavanna). Ha lavorato con Direttori come Alberto Zedda, Bruno Aprea,  Ramon Tebar, Eric Hull e con registi come Lindsay Kemp, Mario Corradi e Stefano Podda. Dal 2011 è Docente di Canto ai Corsi Pre Accademici presso il Conservatorio di S.Cecilia di Roma.

Sabrina Gentili. E’ diplomata in pianoforte, composizione e discipline musicali (accompagnatore e collaboratore al pianoforte). Ha collaborato nel maggio del 2011 con il soprano Giuseppina Piunti ed il baritono Ettore Nova. Nell’aprile 2012 ha partecipato, in qualità di pianista, al concerto tenuto presso l’Università Cattolica di Louvain-La Neuve con l’opera “Lars Cleen” del compositore Paolo Rosato su testo di Walter Zidaric. Nel luglio 2012 ha partecipato,in qualità di Maestro collaboratore, alla prima edizione dei “Corsi Internazionali di Musica Piceno Classica” a San Benedetto del Tronto. Nell’ottobre 2012 ha partecipato, in qualità di pianista, al concerto di apertura della 33^ edizione del Festival “Nuovi Spazi Musicali” tenutosi a Roma, a Palazzo Falconieri, eseguendo in 1^ assoluta l’operina “King Kong, amore mio” di Fabrizio De Rossi Re.

Serena Allevi, Nata a San Benedetto del Tronto nel 1987, si è diplomata nel giugno scorso in Canto lirico al Conservatorio di Fermo. Ha approfondito privatamente, negli anni, gli studi di sassofono, flauto traverso, chitarra e pianoforte. E’ stata solista nel “Te Deum” di Charpentier e nella “Fantasia op.80” di Beethoven presso il Teatro dell’Aquila di Fermo. Si è esibita come soprano nella “Petit messe solennelle” di Rossini e nella prima dell’opera “L’albero della discarica”, nel maggio 2011, al Teatro Concordia di San Benedetto insieme a cantanti affermati come Giuseppina Piunti ed Ettore Nova. Attualmente è corista presso il Coro Lirico Ventidio Basso di Ascoli Piceno.

Stefano Stella. Nato a Matelica nel 1976 ha iniziato gli studi di canto all’età di 19 anni sotto la guida del M.o Pucci proseguendoli poi al Conservatorio “Rossini” di Pesaro ed al Conservatorio “Pergolesi” di Fermo; presso quest’ultimo Conservatorio ha conseguito la laurea di primo livello con il M.o Antinori. Ha seguito le lezioni di Anna Vandi e Cesare Scarton presso l’Opera Studio di Roma. Collabora con numerose associazioni musicali (tra cui il Coro Ventidio Basso si Ascoli Piceno) con un repertorio che spazia dal madrigale cinquecentesco al contemporaneo.

 

La giornata di un soprano isterico

scena buffa

per pianoforte e voce femminile liberamente intonata

testo di Sandro Cappelletto

musica di Ada Gentile

A casa sua, Kitty, soprano e  bella donna, sta iniziando una giornata di studio.

Fa esercizi già durante la colazione, ancora in vestaglia da camera. Scale, intervalli di seconda, terza, quinta, ottava, trilli, brevi frasi…

Nella stanza, non manca uno specchio: ma la mattina presto, Kitty non si piace.

E non ha neppure tanta voglia di studiare, però…

Kitty (sottovoce, come convincendosi che proprio lo deve fare, e mentre continua a scegliere il vestito adatto, anche guardando l’orologio):

Studia, studia, studia sempre. Sempre studia!.. Studia / vivi / vivi / studia / vivi / vivi / studia / vivi!… Studia!

(Finalmente è pronta, dopo aver scelto un gran abito da concerto. Porta le dita alla bocca, fischia come un maschiaccio. A quel richiamo, da fuori scena, un pianoforte attacca l’accompagnamento di una famosa aria d’opera, a scelta dell’interprete. Deve essere molto conosciuta: Casta diva, D’amor sull’ali rosee, la scena della pazzia dalla Lucia di Lammermoor, Follie, follie!

Pianista e pianoforte entrano in scena suonando, trasportati da una piattaforma mobile. Il pianista, mentre suona, rimane impassibile. E’ un bell’uomo, vestito da concertista. Per il momento, non hanno bisogno di parlare. Lui suona, lei canta. Molto bene, superando con magnifica disinvoltura tutte le difficoltà e le bellezze del repertorio operistico. Un momento di vera felicità vocale, che deve contagiare il pubblico. Fino a quando, dopo che Kitty ha eseguito un passaggio cromatico di agilità, veloce e difficile, il pianista sbaglia, stona. Il volto di Kitty si illumina di gioia)

Kitty (con orrore): Aah! Hai sbagliato…. Hai sbagliato e sei arrivato in ritardo… Ti devo punire. Tu devi essere punito. Vuoi che ti punisca? Sì! Hai sbagliato, sbagliato, sbagliato!!!

(ad ogni “hai sbagliato”, il pianista ripete l’errore, con evidente attitudine sadomasochista)

Kitty: E in ritardo!

(il pianista prova a dire di no con la testa, ma lei insiste)

Kitty: E in ritardo!

(ora il pianista annuisce. Kitty, soddisfatta, guarda dentro il pianoforte e dal ‘mobile’ estrae un guinzaglio; il pianista, che sa già cosa lo aspetta, tira fuori la lingua e alza gli avambracci, imitando il movimento delle zampe di un cane. Dalla sua rassegnazione, si capisce che non è la prima volta).

Kitty (con aria fintamente svagata): Dimmi, dimmi, dimmi… come ti chiami?

Pianista (rivolto al pubblico, pietosamente): Bobby. (e abbaia)

Betty: O Bobby, my poor Bobby … Bobby, Bobby… It’s time, Bobby…

Studia sempre, sempre studia…. (guarda l’orologio)… In ritardo, Bobby, in ritardo…

(Kitty ora sembra non saper che fare del guinzaglio, deve averci ripensato…; si guarda intorno, lo ripone dentro il pianoforte; diventa spavalda, seducente…)

Kitty: Sei italiano, Bobby? Roberto, il tuo nome è Roberto, Bobby?

(il pianista annuisce e con accento appassionato accenna sottovoce un’aria romantica)

Kitty (ogni volta più intenso): Roberto, Roberto, Roberto.. In ginocchio, Roberto… (il pianista si alza)… Mani dietro la schiena… Sei mio, sei mio… Sempre libera degg’io… Mio… Così… (dà un cioccolatino al pianista)… Bocca… Apri… Mangia… Chiudi… Ti piace? Folleggiar di gioia in gioia

(abbassa il volto del pianista, che rimane del tutto passivo,  e lo porta all’altezza del suo ventre)

… Ti piace? Porcellone… por-cel-lo-ne… Dobbiamo studiare, vero? Stu-dia-re… E invece? Sei uno zozzone Bobby… Studia, studia, studia sempre… Delirio vano è questo… Sempre a quello pensate, you italians! Io parlo italiano, sai? Parlo italiano benissimo, quando non sono nervosa, ma oggi tu mi hai fatto diventare molto nervosa… Di gioia in gioia

(il pianista non resta indifferente, quel gioco non gli dispiace, ma…)

Kitty (dopo un ultimo acuto, a metà strada tra sfoggio di bravura e di piacere): Stop! Finito! Bobby, non si fa così, buono Bobby, buono!

E’ mattina presto, impossibile adesso. Sitz, Roberto, sitz!

(il pianista ritorna a sedersi sullo sgabello; Kitty giochicchia col suo viso, lo stringe, lo pizzica, lo fa diventar rosso)

Pianista: Ahi

Il pianista è letteralmente confuso

Kitty (alternando parlato e cantato, con puntature sulle vocali, sulle sillabe finali): Ahi? Bobby, my poor Bobby, ahi?  Non ti piaccio? Oh, oh, arrapatissimo Bobby, n’est ce pas? Stop! Sbagliato e in ritardo, Bobby, on fait pas comme ça, avec moi!

(Kitty, dopo un’ultima strizzatina di guancia al pianista, del tutto in sua balia, finalmente gli mette il guinzaglio al collo. E’ un guinzaglio lungo, di quelli a scatto; lo ferma a una gamba del piano, poi prende una palletta colorata e morbida, la fa rimbalzare, ogni tanto la mette in bocca al pianista e la toglie. Lui cede, resiste un po’, come volendola tenere in bocca, la lascia andare, la trattiene di nuovo. Tutto questo momento deve essere giocato assieme tra i due protagonisti, in un contrappunto a quattro tra pianoforte, soprano, palletta e pianista che abbaia, gnaula, arfa-arfa e lappa-lappa, come un cucciolone felice, alternando bocca aperta e lingua in fuori).

Kitty: Giochiamo, Bobby?

(getta la palla lontano, il pianista la segue con lo sguardo)

Kitty: Vuoi la palletta? Sì, valla a pigliare, su, corri! No? Non vuoi… Non puoi, sei legato, Bobby.

(il pianista vorrebbe alzarsi e correre, ma il guinzaglio è legato al pianoforte; non può muoversi, e assume un’espressione dispiaciuta)

Kitty: Non vuoi più giocare? Capriccioso, capricciosone… (sottovoce)… Non vuoi la palletta? Sì, no, no, sì?

(il pianista fa sì e no con la testa, guarda con gli occhi la palla lontana e poi il guinzaglio legato. Kitty va a prendere la palla lontana)

Kitty: Dai, torniamo a suonare.

(abbaiata felice del pianista, che strappa la palla dalle mani di Kitty, la posa dentro il pianoforte, riprendendo a suonare: è il motivo di “Studia sempre, sempre studia”. Kitty toglie il guinzaglio al pianista, lo ripone sul pianoforte e, con incredibile rapidità professionale, diventa molto seria, molto concentrata. Inizia a solfeggiare, accompagnata dal pianista e accompagnandosi nei tipici gesti di chi solfeggia)

Kitty (in 4): La – a – a – ang / Du – u – da – mel / Mu – u – u – ti.

(in 3): Ab – ba – do / Pol – li – ni.

(in 2): Leo – nard / Bern –stein / Zu- bìn / Meh – tà.

(in 1, e velocemente):  Pierre – Boulez! / Maria – Callas.

(… ma sul nome di Maria Callas, Kitty si sofferma più a lungo, il solfeggio si allarga, diventa un vocalizzo, quasi un canto sognante…)

Kitty: Maria, Maria, ti piaceva Maria, Bobby? Bravissima, bravissima… Maria, Maria, piaceva a tutti ‘la’ Maria…

(diventando isterica) A me no, Bobby. Maria no… Maria (se in quel momento avesse vicino la Callas, la sbranerebbe)… Troppo bravissima, troppo! Maria, Maria, sempre Maria,  quanto era brava Maria, incubo Maria, incubo, capito Bobby? (raggiungendo il culmine dell’isteria)… Kaputt Maria! Kaputt?

Pianista: Kaputt!

(Kitty chiude bruscamente il coperchio del pianoforte, rischiando di schiacciare le mani del pianista; ritorna allegra)

Kitty: Ti piace la montagna, Bobby?  Vuoi che andiamo a sciare?

(Kitty mette in testa al pianista un cappellino da neve con pon-pon, anch’esso tirato fuori dal pianoforte)

Kitty: O preferisci pattinare, Bobby? Patinoire, c’est joli. Cortina, Saint Moritz, Engadina, Colorado, Garmìsch, Ascoli?

(il pianista dice di no con la testa )… Pattinare no, hai paura di cadere sul ghiaccio Bobby?… Sciare sì? (ora il pianista dice di sì)… Settimana bianca, sì? Tout compris, renna e sky-pass, sauna e turkish bath, body-building e champagne, soupe e massage…

Hai paura del freddo? (scompigliandogli i capelli) Ti scalderò io, marmottina mia. E la sera a ballare!

(il pianista attacca un valzer, Kitty accenna a danzarlo)

Kitty: A Vienna vielleicht, o magari Salzburg? Vuoi ballare anche tu, vuoi ballare con me? (il pianista, felice, dice di sì)

Tu, il valzer, con me? Impossibile, Bobby, tu sei la mia bestiolina coccolina porcellina… Non posso portarti a ballare, lo capisci anche tu vero? (ora minacciosa)… O non lo capisci?

(Kitty accenna a prendere il guinzaglio, il pianista subito desiste)…

Sì che capisci quando vuoi, lo vedi, bravo.

(Kitty gli dà un bacino, il pianista si emoziona e di nuovo sbaglia )…

Kitty (come prima, con orrore): Aah! Ancora, ancora! Anche il valzer sbagli, anche il valzer! Un-due-tre, Bobby, è impossibile sbagliare il valzer, è veramente da cani sbagliare il valzer!… Cosa succede adesso?

Pianista (facendo il gesto di tagliarsi la testa): Bobby Kaputt.

Kitty: Sì, Kaputt!

(Kitty inizia a strangolare il pianista con un foulard preso anch’esso dal pianoforte, a schiaffeggiarlo, poi – mentre lui resta sempre seduto – preme il suo seno contro il volto di lui).

Kitty: Mmm… Mmm (sospira, geme, poi smette di colpo con l’alternanza repentina di emozioni che la distingue)… Ti dovrei uccidere,  pianista da bar, da disco. (con enfasi da soprano drammatico) Uccidere! Sì, a mor-te!.. Vai a suonare sulle navi, pianista da rock.

Pianista (per la prima volta felice, gridando): Oh, yes!

(il pianista si toglie la giacca e attacca una canzone Rock molto popolare: “American rock”)

Kitty si muove a passo di Rock, facendosi prendere e accennando la melodia Rock

Kitty: Are you crazy, Bobby? Rock for Kitty? No!!?? Really??!!

What sort of  damned music is that? Rock for Kitty?

Pianista: Studia sempre, sempre studia, con il rock, rock, rock

Kitty (con voce decisa) : Stop Bobby. Stop con il rock!

Pianista (ossessivo, sottovoce, ad libitum): Rock, rock, rock… Rock, rock, rock…

Kitty (anche lei sottovoce, con complicità): Studia sempre, sempre studia, con il rock, rock, rock… Are you crazy Bobby? Rock for Kitty?

Pianista (come prima, sottovoce ed ossessivo): Rock, rock, rock… Rock with me Kitty, please.

Kitty (ora con voce decisa): Stop Bobby, stop con il rock! Stop, finito!

Pianista (non la ascolta, continua sempre più felice, il suono diventa più forte, il ritmo più veloce): Ok, yes! American rock for Kitty!.. (sul fortissimo dell’ultimo accordo): Rock!!!

(attimo di silenzio; poi il pianista si rincantuccia nelle spalle, temendo il peggio, non osando neppure guardare Kitty)

Kitty (che aspettava quel momento): Finito, finito vero?   E cosa succede adesso, Bobby? Tu lo sai, cosa succede adesso? (suadente e insieme minacciosa, lentamente, come sembra piacere anche a lui)… Sitz, sitz qui, fermo, immobile Bobby… Ora ci divertiamo, vero, amore?

(Kitty avrà intanto ripreso e rimesso al collo del pianista il guinzaglio; sempre dall’interno del pianoforte ora afferra un frustino, molto elegante, che brandisce come un trofeo. Il volto del pianista si illumina con un sorriso di piacere-dolore. Cala il buio, mentre per l’ultima volta ascoltiamo, suonato e cantato con crescente languore, il motivo di “Studia sempre, sempre studia”, nell’abbraccio dei due complici)