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Gioco e movimento al nido

Facilitare lo sviluppo da zero a tre anni

Recensione di Francesca Romana Motzo

31 marzo 2017

“Ma chi è il bambino? Quali riflessioni possono guidarci per conoscerlo, comprenderlo e accoglierlo per quello di cui è portatore, per le potenzialità latenti che lo caratterizzano e che spingono come il magma sotteraneo che cerca una via d’uscita?”

Affrontare il tema “bambino” significa aprire la porta di un universo che da sempre attira i più illustri pensatori e studiosi; tutti alla ricerca di una dimensione ideale nella quale il bambino, per l’appunto, dovrebbe vivere e crescere per divenire poi, l’adulto equilibrato e consapevole che tutti vorremmo essere e trovare attorno a noi.
Quest’universo, che sembra rinnovarsi come fonte inesauribile di elementi dinamici, ci sorprende ogni volta che posiamo le nostre riflessioni su di esso, poiché anche qualora si trovassero dei modelli educativo-relazionali sempre più conformi ai reali bisogni del bambino, ogni certezza potrebbe essere nuovamente discussa, secondo un principio di continua trasformazione del contesto sociale culturale e storico, in cui l’individuo si trova a vivere.
Parlare di bambino significa, inevitabilmente, parlare di relazione ed in modo più specifico, di relazione con l’adulto, sia esso genitore, parente o educatore, ancor prima di un confronto con il proprio pari, ovvero con altri bambini.
Questo dualismo relazionale permane, seppur con diverse intensità, per almeno i primi tre anni di vita del bambino, periodo in cui, l’enorme potenziale contenuto in questa vita apparentemente cosi fragile ed indifesa, si esprime, si sviluppa, si consolida ed assume una forma soggettiva che caratterizzerà l’individuo in modo unico.
Un momento cosi importante e cosi determinante dell’esistenza verrà, per un ironico motivo, dimenticato dall’adulto “che fu a sua volta bambino” e verrà dimenticato, nonostante le sue numerose “prime volte” che con forza segneranno le acquisizioni delle varie tappe evolutive (basti pensare alla prima volta che indirizziamo lo sguardo volontariamente, la prima volta che riusciamo a prendere un oggetto, la prima volta che lo manipoliamo con intenzione, la prima volta che vinciamo la forza di gravità assumendo la posizione eretta ed iniziando a camminare, la prima volta che la nostra vocalità diventa verbale attraverso la prima parola pronunciata).
Questa dimenticanza, quindi, non farà altro che creare una distanza, laddove forse dovrebbe esserci un riconoscimento tra qualcosa che è stato e qualcosa che diverrà.
Nel momento in cui un adulto diviene genitore ed entra in contatto con il neonato tanto atteso, la trasmissione che avviene è quella di un flusso continuo di amore, attenzioni e cure avvolti da paure, ansie e preoccupazioni; il contrasto tra la responsabilità che si sente nei confronti di una creatura indifesa e l’inesauribile energia che puo possedere, fa entrare spesso l’adulto, in una dinamica di anticipazione dello stimolo, accellerazione dei tempi necessari alla sedimentazione del vissuto esperenziale fino alla sostituzione in sua vece, nell’azione che sta compiendo.
La riflessione conseguente a quanto detto, ci porta a ragionare su differenti aspetti quali la capacità d’osservazione, d’ascolto, d’interazione, che un adulto dovrebbe sviluppare durante un’esperienza cosi importante, capovolgendo le dinamiche spontanee sopracitate ed accogliendo questo momento come una possibilità di “trasformazione reciproca”.
La qualità di presenza che ne risulterebbe condurrebbe l’adulto verso una sperimentazione di pratiche relazionali dove il bambino non verrebbe più AGITO, poiché percepito come un essere immaturo, incosciente, bisognoso d’aiuto in tutto quello che fa, il cui esistere è privo di intezione e personalità, bensi INTERAGITO, ovvero riconosciuto in quanto persona la cui primaria necessità è quella di relazionarsi, alla stregua del nutrimento e della cura fisica, manifestando cosi la propria personalità in una dinamica evolutiva che caratterizzerà nella sua crescita i rapporti  bambino-adulto, bambino-ambiente, bambino-bambino.
L’autore del libro, parte dal presupposto che lo sviluppo del bambino è veicolato dal corpo e dal movimento, nel continuo adattamento all’ambiente in cui vive ed alle risposte che ottiene in relazione al soddisfacimento dei propri bisogni.
Offre, pagina dopo pagina, delle linee guida che potranno permettere all’adulto, sia esso genitore o educatore, di intraprendere delle riflessione opportune e soggettive, per strutturare delle buone pratiche che tengano conto di elementi fondamentali appartenenti al bambino.
Contemplare la relazione come bisogno imprescindibile per una crescita armoniosa, ma anche come unica piattaforma possibile per una trasformazone reciproca; comprendere l’importanza del corpo, che detta i tempi di una qualsiasi azione e che queste ultime non sono soltanto delle “prestazioni” ma possono riguardare la sfera emotivo-affettiva più di quanto si immagini.
Se si accoglie la possibilità che un neonato possa avere una sua personalità fin dal primo vagito, non faticheremo a riflettere sulla sua intelligenza senso-motoria ed emotiva, sollecitata dalla incessante curiosità verso tutto cio che è presente nell’ambiente in cui vive; il passo successivo sarà includere il fatto che ogni azione possa contenere una sua forte emozionalità, che non farà altro che supportare l’intenzione verso il gesto successivo e l’interazione con l’altro da se e l’ambiente.
Inizierete a chiedervi come il “sonoro” possa dialogare con quanto detto fin’ora.
Per quanto mi riguarda, con ogni singola affermazione scritta.
Dando come assunto, la fondamentale importanza dell’elemento sonoro-musicale (nella sua accezione più completa e strutturata), all’interno della vita di un individuo dal suo concepimento fino alla sua dipartita, la correlazione suono/essere umano, la ritroviamo in ogni fase di sviluppo dell’età evolutiva, laddove tutti i requisiti necessari perchè l’individuo viva il suono per se stesso e con gli altri, sono gli stessi che ritroviamo nella relazione bambino-adulto.
L’agire sonoro presuppone un movimento, e la sua intenzionalità viene data dal contatto profondo col proprio corpo, in continua evoluzione.
Quando un gesto diviene sonoro, possiamo parlare di espressività (in questo caso sonora ed al contempo motoria) dunque di comunicazione non-verbale e quindi, in merito all’argomento che stiamo trattando, di relazione.
Ciò che il suono contiene e che il gesto trasporta e conduce, apparterrà sempre alla sfera emotivo-affettiva dell’essere umano; se ci concentriamo sulla fascia d’età trattata, lo sforzo che bisognerà compiere sarà quello di allontanarsi da un giudizio estetico, ma percepirne la forza comunicativa e semmai, svilupparne ogni più possibile sfumatura.
Se si pensa ad una madre che interagisce col proprio bimbo/a, le sonorità messe in campo sono molteplici e per quest’ultimo, il coinvolgimento fisico è totale, che si tratti di vocalità espresse o di manipolazione di oggetti sonori.
Le qualità amodali del suono, come ritmo durata ed intensità, sono costantemente presenti ed offerte dal bimbo come una piattaforma interattiva, pronta a rispondere a qualsiasi stimolo cosi come a produrlo.
Il compito dell’adulto, in questo caso, non sarà quello di indicare con rigidità una sola modalità d’azione ed interazione, ciò che io chiamo il “si fa cosi”, bensì quello di iniziare  ad osservare ed ascoltare quella energia creativa e propulsiva di un essere assolutamente connesso con la vita stessa, costantemente incuriosito ed emozionato per le infinite scoperte e soprattutto, coraggioso e senza timori di fronte ad ogni possibile esperienza.
Ecco dunque il compito dell’adulto, osservare e cercare di comprendere quale possa essere l’azione che il bambino sta per compiere per poter trovare un dialogo con essa e trasmettere fiducia, incoraggiamento, supporto, trovando il modo di aggiungere non in un’ottica di iper stimolazione, ma di sviluppo ed approfondimento di quel piccolo percorso appena intrapreso.
L’esperienza vissuta in piena condivisione, creerà una memoria senso-motoria e psico-emotiva nel bambino, così da portarlo all’acquisizione della competenza in modo naturale ed armonioso.
Il libro è un dono generoso di teorie e pratiche in merito al percorso educativo del  bambino da 0 a 3 anni, senza restrizioni metodologiche ma con una costante esortazione per il lettore, a riflettere su degli aspetti riguardanti lo sviluppo del bambino, con i quali l’adulto si troverà a interagire.
Ogni punto trattato potrebbe avere una sua risultante sonoro-musicale e questo è l’aspetto che più mi ha sorpreso.
Lavorando proprio con questa fascia d’età e conseguentemente con i neo-genitori, mi ritrovo ad accompagnarli nella scoperta o riscoperta, di risorse e capacità personali necessarie perchè il bambino esplori a livello sonoro, liberamente e con i propri tempi, perchè possa manifestare una sua personale espressività e perchè questo possa arricchire la sua personalità creando un ponte sicuro tra mondo interiore e mondo esteriore.
Per un bambino libero di esprimersi e di esplorare occorre un genitore capace di osservare e cogliere il micro e macro cosmo che viene manifestato in questo vissuto; occore un ascolto profondo per non anticipare nessun tempo e per rassicurare e supportare ogni azione coraggiosa e ricca di entusiasmo.

Dedico questa lettura a tutti i genitori curiosi e coraggiosi che mi hanno donato la loro fiducia ed accettato di farsi condurre, nei miei percorsi sonoro-musicali.
C’è stato il tempo e lo spazio perchè i loro bimbi potessere esprimersi liberamente e c’è stato il tempo e lo spazio perchè loro stessi ricontattasse il proprio “essere bambino”.
Queste pagine vanno lette e rilette lentamente, dandosi il tempo di una comprensione profonda per una trasformazione armoniosa e condivisa.

Andrea Ceciliani

Professore associato nel Dipartimento di Scienze per la qualità della vita dell’Università di Bologna, insegna Metodi e didattiche dell’attività motoria in età evolutiva nei corsi di Scienze motorie, Scienze della formazione primaria e nei corsi abilitanti per l’insegnamento. Si occupa di ricerca nell’ambito del movimento, del gioco e delle strategie di cooperative learning e outdoor education

Gioco e movimento al nido – Facilitare lo sviluppo da zero a tre anni – Ed Carocci Faber 2016  Roma