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Bisogni educativi e didattica della musica.

Indicazioni teoriche, obiettivi, strategie operative e di valutazione

 

Recensione di Alessandra Seggi

30 Aprile 2021

Quando si parla di musica a scuola i fronti immaginari che si aprono sono quelli che includono parole come obiettivi, strategie, didattica, pratiche, esperienze…temi che ciascun insegnante ha incontrato presto o tardi nel suo percorso professionale. Ma siamo sicuri che conoscere il senso ed il significato di questo vocabolario specifico significhi essere realmente un insegnante sufficientemente efficace? Questa equazione, nella mia esperienza d’insegnante di materie pedagogiche musicali in Conservatorio mi suggerisce una grande prudenza in tal senso.

Spesso si crea una frattura tra studio ed esperienza concreta come se questi due aspetti così connessi non necessariamente trovassero punti comuni di convergenza per trasformare l’azione pedagogica in un fare realmente integrato con il sapere.

Come si può diminuire lo spazio fra questi due mondi?

Una possibilità viene proposta dall’approccio che l’Autrice del libro di cui vi parlerò ha descritto nel suo lavoro. IL libro in questione è: Bisogni educativi speciali e didattica della musica. Indicazioni teoriche, obiettivi, strategie operative e di valutazione di Eleonora Concina.

Nel volume vengono esposte sia nozioni teoriche che indicazioni operative per attività didattico musicali indirizzate a studenti con bisogni educativi speciali (BES) il tutto in un’ottica inclusiva e di potenziamento delle capacità di ciascuno, di personalizzazione dell’azione didattica e di valorizzazione dell’individuo. Trovo che il libro in questo senso offra una panoramica sulle diverse problematiche (dislessia, autismo, sindrome di iperattività) tratteggiando con essenzialità e chiarezza i paradigmi di base per le diverse disabilità integrando l’analisi teorica con proposte operative concrete e assolutamente realizzabili. Questa immediata connessione tra conoscenza teorica e applicabilità concreta è il tratto del libro che più ho apprezzato. Questo tipo di approccio ha il merito d’incoraggiare l’operatore musicale anche il più inesperto, proprio confidando in proposte che anche un non addetto ai lavori può agilmente sperimentare con i propri studenti.

Il volume si articola in sette capitoli: i primi due espongono riflessioni sui processi d’insegnamento efficace e sugli effetti del far musica, il terzo delinea i tratti essenziali dei bisogni educativi speciali in relazione alle pratiche musicali, gli ultimi tre capitoli centrano il focus sulle pratiche di educazione musicale rispettivamente con studenti affetti da disturbi dello spettro autistico, studenti con disturbi specifici dell’apprendimento(DSA) e studenti con sindrome da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) mentre nell’ultima parte si elencano i riferimenti legislativi specifici e basilari.

L’esperienza musicale è indicata come una pratica in grado di favorire il benessere e contemporaneamente sviluppare le potenzialità individuali e collettive. Il processo si attiva “focalizzandosi sull’allievo (secondo una prospettiva learner-centred)”dove il ruolo dell’insegnante sarà quello di accompagnarlo, affiancarlo utilizzando un approccio didattico disegnato sui bisogni del singolo valorizzando le caratteristiche soggettive e la motivazione intrinseca. L’azione didattica che indica l’Autrice è strutturata in un’ottica inclusiva capace di “ promuovere l’integrazione nella lezione di musica anche di studenti che manifestino bisogni educativi speciali (BES), e di offrire un percorso formativo che sappia tenere conto di obiettivi educativi che siano rilevanti per l’allievo e non solo del raggiungimento delle tappe curricolari previste nei programmi didattici.” Il tutto dovrà essere nutrito da un’alta qualità comunicativa capace di dar vita ad un rapporto interpersonale efficace che permetta un costante aggiustamento emotivo e relazionale indispensabile per realizzare non solo un insegnamento efficace ma anche uno scambio umanizzante fatto di ascolto reciproco. Da questo punto di vista il docente che desideri curare la propria efficacia avrà bisogno di attivare processi di autovalutazione critica del proprio operare non solo sul piano disciplinare, didattico ma anche relazionale e comportamentale. Sembra ovvio e anche facile da realizzare, ma sappiamo che nella realtà non sempre la capacità di auto osservazione critica è alla nostra portata soprattutto quando i pre-giudizi influenzano , nostro malgrado, la relazione con gli studenti. Ma allora quali sono gli elementi che caratterizzano le relazioni più efficaci? “ Tra questi si riconoscono buone strategie e chiarezza nello scambio comunicativo, condivisione e accettazione reciproca non solo di obiettivi didattici ma anche di vissuti personali, stati d’animo e un riconoscimento del ruolo centrale dell’allievo della lezione di musica ( Presland , 2005).”

“L’insegnante di musica deve porsi come modello per i suoi studenti, non solo con riferimento alla tecnica esecutiva ma anche in relazione alla promozione di strategie di apprendimento, alla gestione delle emozioni legate alla performance musicale e alla promozione dell’autonomia nella gestione del proprio apprendimento”. In questo panorama risulta indispensabile che entrambi i protagonisti della relazione condividano uno spazio di ascolto, di flessibilità e di stima biunivoci potenziando le occasioni di feedback reciproci verbali e non verbali come un sorriso o un incontro di sguardi. Questa modalità comunicativa è certamente la più sacrificata oggi nella didattica a distanza : l’impatto dell’incontro fisico è neutralizzato, il video cristallizza la vibrazione emotiva dell’incontro con l’altro e paradossalmente tutti noi ci stiamo quasi abituando alla protezione dello schermo che diventa un diaframma capace di appiattire non solo la percezione dei suoni ma anche quella emozionale e fisica. In compenso forse, ora più di prima, siamo consapevoli che un sorriso, uno sguardo che incontra gli occhi dell’altro sono atti vitali quanto indispensabili, capaci di smuovere in profondità sia chi li offre sia chi li riceve.

Per tutti questi motivi alla competenza professionale, didattica e metodologica si affianca quella, non meno importante della comunicazione emotiva e interpersonale. L’autrice sottolinea l’importanza del feedback che l’insegnante restituisce allo studente nella misura in cui contribuirà a conoscere gli aspetti della propria prestazione che possono essere migliorati utilizzando strategie mirate. “ Il feedback negativo deve essere sempre formulato in chiave costruttiva e non contenere alcun elemento denigratorio o offensivo nei confronti dello studente”. L’idea è non centrare la critica o il commento sulla persona ma su dati oggettivi e specifici. “L’intonazione del brano deve essere più precisa , soprattutto nella prima parte”: osservazione oggettiva; “Così no n va, sei proprio negato per Bach”: giudizio sulla persona. Quante volte nelle vicende di chi ha studiato musica è capitato di sentirsi rivolgere frasi valutanti riferite al proprio essere piuttosto che a ciò che ha prodotto suonando? Sembra impossibile che ancora oggi sia importante sottolineare e scrivere il peso e l’incidenza di queste osservazioni!

Ovviamente la formazione professionale, l’aggiornamento costante e lo studio, sia iniziale che durante il servizio, riveste una funzione primaria per rinnovare e adattare il proprio operato tramite l’utilizzo di nuove strategie didattiche ottimizzando i propri interventi formativi rendendoli funzionali alle diverse esigenze che nel corso della carriera si verranno a delineare. A conclusione della prima parte l’autrice inserisce una serie di “domande- stimolo da utilizzare come traccia per riflettere e analizzare la propria esperienza di insegnante di musica”. Le domande riguardano : la dimensione personale, quella relazionale-comunicativa e la dimensione didattica e forniscono spunti di analisi del proprio operato suggerendo un’operazione metacognitiva professionale.

A partire da capitolo terzo si introducono i temi relativi ai bisogni educativi speciali (BES) , disabilità intellettiva, spettro autistico, disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e sindrome da deficit di attenzione/iperattività (ADHD). Ciascuna argomentazione è analizzata nei suoi tratti essenziali indicando la normativa di riferimento e fornendo alcune indicazioni pratiche per la lezione di musica oltre a una breve bibliografia di approfondimento.

Pur non entrando nei vari dettagli, è il caso di sottolineare come l’Autrice evidenzi il valore dell’ approccio didattico di tipo multisensoriale capace di includere le componenti motorie, visive, cinestetiche e non verbali includendo l’apprendimento informale al fine di valorizzare le peculiarità specifiche e uniche di ciascun studente. “ La presenza di diversi profili sottolinea l’esigenza di porre al centro dell’azione educativa l’individuo, con le sue proprie caratteristiche personali, e non il disturbo, come etichetta omologatrice”. Personalmente condivido pienamente questo punto di vista proprio per restituire alla proposta didattica il valore di originalità che necessariamente deve avere nei confronti di ciascun studente sia esso BES o non Bes.

E’ estremamente importante attivare una didattica non direttiva ma ricorsiva capace di generare un imparare facendo e che renda lo studente protagonista del suo stesso apprendimento. In questo clima collaborativo l’insegnante sarà in grado di mettersi in gioco, di stupirsi, di confrontarsi e ripensarsi sentendosi parte di una collettività che crea e trasforma a partire non solo dalle competenze musicali ma e soprattutto dal ben-essere di tutti i protagonisti della relazione.

 

“Bisogni educativi speciali e didattica della musica. Indicazioni teoriche, obiettivi, strategie operative e di valutazione” – Carocci editore – Roma 2019, (pp 114)

 

 

Eleonora Concina

È psicologa, musicista e dottore di ricerca in Scienze pedagogiche, dell’educazione e della formazione. Svolge attività come assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata ( FISPPA) dell’Università di Padova. I suoi studi riguardano la didattica della musica, gli aspetti psicologici della performance musicale, l’apprendimento cooperativo nella composizione musicale, l’educazione allo sviluppo sostenibile, l’educazione interculturale e la formazione dei docenti.

 

 

Eleonora Concina

È psicologa, musicista e dottore di ricerca in Scienze pedagogiche, dell’educazione e della formazione. Svolge attività come assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata ( FISPPA) dell’Università di Padova. I suoi studi riguardano la didattica della musica, gli aspetti psicologici della performance musicale, l’apprendimento cooperativo nella composizione musicale, l’educazione allo sviluppo sostenibile, l’educazione interculturale e la formazione dei docenti.