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Ambienti in ascolto.

Il suono per l’educazione ai luoghi.

di Carlotta Silano, con Lorena Rocca e Martino Mocchi

30 settembre  2021

Il concetto di soundscape, tradotto in italiano come “paesaggio sonoro”, ha origini che possiamo ormai dire lontane. La sua teorizzazione risale agli anni ‘70 e all’esperienza del World Soundscape Project, gruppo di ricerca guidato dal compositore e ricercatore canadese Raymond Murray Schafer (scomparso lo scorso agosto) presso la Simon Fraser University. Schafer è autore di un libro che si rivelerà una vera e propria pietra miliare per gli studi sul suono: “The tuning of the world”, tradotto in Italia come “Il paesaggio sonoro” è un testo che racconta poeticamente la storia del suono del mondo occidentale, dalla preistoria all’epoca moderna, evidenziando il valore dell’ascolto nella determinazione del rapporto che le società antiche e contemporanee creano con l’ambiente che abitano. Inoltre, il testo, fornisce nuove definizioni e categorie per analizzare e interpretare i paesaggi sonori che ci circondano e che dotano i luoghi di significato. 

La ricerca di Schafer, votata invero a una causa ecologista  – Ecologia Acustica è il nome attribuito al suo approccio – darà origine a un campo di studi pluridisciplinare e “indisciplinato” che interseca le istanze della musicologia, della geografia umana, dell’antropologia, dell’urbanistica, della psicoacustica etc. Il seme gettato in Canada negli anni ‘70 è oggi un intricato sottobosco di ricerche scientifiche e progetti artistici che in parte è figlio diretto degli insegnamenti dei fondatori della disciplina, in parte ne rimette in gioco costantemente le definizioni, i metodi e gli assiomi.

Al Dipartimento di Formazione e Apprendimento della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) è attivo dal 2014 un gruppo di ricerca che si occupa della relazione suono-uomo-spazio, cogliendo gli aspetti di multidisciplinarietà di questo tema e applicandoli a progetti didattici e di ricerca votati a promuovere un’esplorazione multisensoriale dei luoghi geografici. Alcuni progetti realizzati in passato hanno, per esempio: indagato lo spazio acustico di un quartiere di una grande città del Brasile (Petropolis); percorso la storica rete ferroviaria del Ticino, raccogliendone i suoni e le storie (Il rumore lontano); proposto riflessioni sulla pratiche di mappatura sonora (Soundmapping: a critical history of sonic cartography); affrontato il tema del suono nello spazio teatrale e territoriale (Teatro di suoni), proposto una sonorizzazione di una collezione museale (Rumore di occhiali da sole).

AMAS – Ambienti in Ascolto è un progetto di ricerca-formazione in corso che intende esplorare le potenzialità dell’ascolto e del suono nell’ambito didattico dello Studio dell’ambiente  – lo Studio dell’ambiente come disciplina nella scuola dell’obbligo ticinese nasce agli inizi degli anni ‘80, con la Riforma dei programmi della scuola elementare. Essa mira a sviluppare nell’allievo o dell’allieva “un senso di appartenenza al proprio paese, far comprendere l’evoluzione ambientale e le origini della civiltà e sensibilizzare alla tutela dell’ambiente e della salute propria e altrui”. Il progetto è sostenuto da Movetia nell’ambito dell’azione carte blanche e prevede una cooperazione internazionale con l’Università di Caxias do Sol, in Brasile.

Proprio il concetto di paesaggio sonoro è stato al centro del percorso formativo proposto agli insegnanti, come chiave di accesso plurale allo spazio. Ogni suono, infatti, reca con sé informazioni circa lo spazio nel quale esso prende forma, può dirci qualcosa sul luogo, i suoi abitanti, le loro attività. Il suono ci parla, ci informa, ci costringe, ci persuade a pensare e sentire. Il suono possiede una carica evocativa. L’esperienza e i ricordi di ogni individuo sono costellati da suoni, presenti o passati, che al primo ri-ascolto possono trasportare indietro nel tempo. 

Il suono, per questo, e per la sua natura astratta, che è pura sensazione, contribuisce a instaurare con il luogo un legame identitario, lo connota e lo dota di senso. Esso è parte costitutiva della nostra cultura, tanto da essere riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio immateriale e componente essenziale del paesaggio. La Careggi Landscape Declaration on Soundscape (2012), infatti, rifacendosi alla Convenzione Europea sul Paesaggio, definisce il Paesaggio Sonoro come: «la proprietà acustica di qualsiasi paesaggio in relazione alla percezione specifica di una specie (…) è il risultato delle manifestazioni e dinamiche fisiche (geofonie), biologiche (biofonie) e umane (antropofonie)».

Il suono non solo evoca il ricordo, ma è strumento per la scoperta del nuovo e del diverso. Rende facilmente accessibili gli spazi altri, le eterofonìe. Per queste sue caratteristiche diventa uno strumento didattico “inaudito”, luogo di attivazione di processi cognitivi, estetici ed extra-cognitivi complessi, per sensibilizzare gli studenti a un nuovo modo di percezione e conoscenza. Gli ambienti di ascolto sono infine spazi di sperimentazione. Se è infatti certo che la conoscenza dell’ambiente passi attraverso il nostro corpo, è altresì chiaro che la vista abbia potuto sviluppare strumenti molto raffinati per immagazzinare, manipolare e interpretare i dati che la colpiscono. L’udito invece è un senso immediato e primitivo, ancora alle prese con strumenti e metodi da verificare. Se non ci si può esimere dal sentire (l’apparato uditivo è costantemente sollecitato anche al di là della nostra volontà) l’azione dell’ascoltare richiede un atto consapevole e intenzionale. 

Ed è il silenzio a risultare un punto di partenza fondamentale per questo gesto. Proprio il silenzio, come atto consapevole e creativo, come spazio sfidante in cui cercare buone pratiche di apprendimento, è stato oggetto della prima parte di questo percorso. Una camera anecoica metaforica, spazio privo di distrazioni acustiche, rivolto all’interno, è diventata il primo luogo da ascoltare per iniziare questa riflessione. Acquisite le competenze utili per attivare un ascolto consapevole e concentrato ci si è mossi all’esterno, nell’esplorazione dei luoghi – come spazi emotivamente vissuti – attraverso la creazione di narrazioni acustiche, itinerari sonori, mappe, attivatori di una place-based education originale ed emozionante.

Le contingenze dettate dall’emergenza pandemica hanno purtroppo reso virtuale il lavoro sul campo, mettendo in luce ancora una volta come il suono possa costituire uno strumento utile ad avvicinare e rendere vivida l’esperienza percettiva di uno spazio, anche in absenzia, attraverso l’uso di linguaggi mediali contemporanei e coinvolgenti. Il percorso di AMAS è stata l’occasione per sperimentare l’uso di podcast, mappe sonore, diari acustici dell’abitare attraverso uno stile di apprendimento adattivo, basato sulla soggettiva sensibilità dei partecipanti. L’esperienza ha dimostrato come i paesaggi sonori su ogni scala – domestica, cittadina, scolastica, virtuale – costituiscano una chiave di accesso profonda alla conoscenza dei luoghi.

​Carlotta Silano

(Vercelli,1990) è PhD in Digital Humanities e musicista. Laureata in Teorie della comunicazione, è parte del gruppo di ricerca sui Paesaggi Sonori attivo alla SUPSI. La sua ricerca si concentra sul tema degli ambienti acustici e sulla loro rappresentazione, con un interesse specifico per i linguaggi dell’arte e i nuovi media. Come musicista, con il moniker “Carlot-ta”, esplora il rapporto tra suoni, luoghi e narrazioni nella forma canzone.

 

LORENA ROCCA

Insegna Geografia umana e Didattica della geografia presso l’Università di Padova e il Dipartimento Formazione e Apprendimento di SUPSI. Ha sviluppato competenze sui paesaggi sonori sperimentandone il valore educativo per la lettura di spazi, paesaggi, territori, ambienti e luoghi. È responsabile scientifica della rete internazionale sui paesaggi sonori di SUPSI – http://www.paesaggisonori.supsi.ch – , autrice di numerosi contributi di carattere interdisciplinare, coordina progetti internazionali a cui prendono parte ricercatori ed artisti di differenti ambiti e competenze. 

 

MARTINO MOCCHI

Dottore in Filosofia, PhD in “Progetto e tecnologie per la valorizzazione dei beni culturali”. Il suo campo di ricerca si concentra sui temi dell’estetica, del paesaggio, della percezione e della multisensorialità, all’interno di un orizzonte interdisciplinare che include gli ambiti della filosofia e dell’architettura. È autore di pubblicazioni su questi temi, di recente “Città di suono” per LetteraVentidue. È docente e assegnista di ricerca presso il Politecnico di Milano, Dipartimento ABC.

BIBLIOGRAFIA

  • Mocchi, M. 2020. Città di suono. Per un incontro tra architettura e paesaggio sonoro. Siracusa: LetteraVentidue.
  • Mocchi, M., Rocca, L., Quadri, D., Sillano, C. (2021) (a cura di), Teatro di suoni. Spazi acustici teatrali e territoriali, Geography notebooks Vol. 4 n.1.
  • Rocca, L. 2019. I suoni dei luoghi. Percorsi di geografie degli ascolti. Roma: Carocci Editore
  • Rocca, L. 2018. La Sapienza “suona”. Tracce di percorsi geografici sull’ascolto attivo. In Gavinelli D., Malatesta S. (a cura di) Corpi, strumenti, narrazioni.
  • Officine didattiche per una geografia inclusiva. Milano: FrancoAngeli.
  • Rocca, L. 2018. Senza meta. In Erkizia X. (a cura di) Petropolis. Supsi edizione. Open access press.
  • Rocca, L. 2018. I suoni dei treni in Canton Ticino. Un esercizio di memoria collettiva tra ricerca geografica ed artistica. In C. Cerruti e I. Doumont (a cura di) Ripensando il ruolo della geografia sociale approcci multi-metodo e partecipazione. Roma: AGEI.
  • Schafer, R.M. 1985. Il paesaggio sonoro [1977]. Milano: Ricordi LIM.
  • Truax, B. 1984. Acoustic communication. Westpoint: Ablex Publishing.