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Ascoltare il silenzio, viaggio nel silenzio in musica, ed Mimesis 2013

Recensione di Alessandra Seggi

30 giugno 2017

Oggi vi parlo di uno scritto che ben si sintonizza ad un tempo di vacanza e di meritato relax. Si tratta di un breve saggio che espone varie riflessioni sulla musica concentrandosi sulla prospettiva del silenzio.
In un mondo in cui il frastuono sovrasta inesorabile, nostro malgrado, la quotidianità
di tutti noi, concentrare l’attenzione sui valori del silenzio è un’operazione che già di
per sé permette un respiro più calmo e posato.
Per udire le diverse qualità dell’assenza di suoni l’ascolto si deve fare più sottile e
attento tanto da poter percepire le diverse valenze semantiche del silenzio nello
scorrere musicale. Possiamo, con questa attitudine, iniziare la nostra passeggiata
taciturna alla scoperta dei tanti significati del silenzio in musica.
Il piccolo libro è diviso in due parti: la prima in cui l’autore descrive il silenzio come
l’elemento fondamentale della musica e la seconda parte che analizza il “silenzio
udibile” all’interno dei brani e costituito dalle pause, attraverso il confronto di tre
interpretazioni diverse del Largo con gran espressione della Sonata op 7 per
pianoforte di L. V. Beethoven.
Il silenzio è adeso con l’ascolto e questo binomio così semplice è il primo
indispensabile passo per potersi sintonizzare sul presente, su un’attenzione
focalizzata momento per momento.
Prima di un concerto c’è il silenzio del pubblico che si unisce al silenzio che
l’interprete ha necessità di praticare con sé stesso.
“La sintonia col brano, quindi, non passa da un’identificazione, ma dal fare spazio
dentro di noi.”pg14
Nelle pagine di questo scritto si evidenziano tante tipologie di silenzi: quello udibile,
non udibile, evocato, doppio, relativo…indicando per ciascuna le diverse
caratteristiche che li differenziano. Ma qui non voglio svelarvi i singoli dettagli,
preferisco che il silenzio mostri la sua vita, che in questo elaborato si esplicita,
ribaltando l’idea di vuoto che generalmente associamo al silenzio.
L’ascolto è la condizione primaria e indispensabile per apprezzare il valore del
silenzio. Ma siamo davvero capaci di ascoltare? Qui potremo aprire un un’ampia
dissertazione dato che questa capacità nel nostro tempo è veramente minata da
un’eccessiva saturazione di antidoti all’apprezzamento del silenzio.
Certamente il passo immediatamente precedente all’ascolto è rappresentato
dall’altissima qualità di attenzione che richiede: un’attenzione calma, paziente e
senza la fretta di anticipare e di predire ciò che staremo per ascoltare ma, al
contrario, pronta a sorprendersi in una disponibilità aperta e liberante. Questo vale
sia quando ci troviamo ad ascoltare una musica quanto nel momento in cui siamo
noi stessi a produrre musica; quando cioè rendiamo udibili i suoni attraverso un

gesto, una condotta (Delalande) che produce una vibrazione. In ultima istanza lo
strumento siamo noi, lo strumento è l’uomo stesso. Così tutti i mezzi, i dispositivi,
servono a ricordarci e a far risuonare ciò che in noi intimamente e profondamente
risuona e si esprime non solo attraverso i suoni ma anche anche nei silenzi e nelle
pause.
Come anticipato nella seconda parte di questo brevissimo saggio si analizza Il Largo,
con grande espressione della Sonata op.7 di L. V. Beethoven per pianoforte
nell’incisione di W. Backhaus, W. Kempff e E. Gilels. L’autore compara le diverse
interpretazioni osservando le diverse valenze espressive dei silenzi e di come queste
rappresentano variabili considerevoli nella pratica interpretativa osservabile su uno
stesso brano.
Vi suggerisco questa lettura per riflettere sulla componente creativa del silenzio, sul
valore vivificante dell’ascolto e del silenzio interiore. Tutti questi temi sono stati già
trattati nei mesi scorsi nella nostra rubrica Musica Studio perché rappresentano, per
noi, lo sfondo costante del pensare e realizzare l’esperienza sonora. Un’attenzione
sottile e curiosa che si nutre del silenzio interiore, dello spazio necessario a far
emergere il proprio sentire in relazione con il mondo dentro e fuori di noi. Durante
queste calde giornate è rigenerante posare i pensieri sulle potenzialità espressive
che l’ascolto di sé e del proprio silenzio esplicitano sia nella vita che nella pratica
musicale…perciò, buon silenzio e buon ascolto a tutti voi!

Emanuele Ferrari

Emanuele Ferrari è ricercatore di musicologia e storia della musica presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’università di Milano –Bicocca, dove insegna Musica e didattica della musica. E’ tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio.