Martedì 15 novembre 2011 novembre 2011

Cagliari Centro Culturale Il Ghetto ore 21

Festival Spaziomusica 2011 (30° Edizione)

Flusso

di Raffaello Ugo, con Raffaele Chessa

produzione Origamundi

(ingresso libero)

Lo spettacolo apparentemente indaga la metafisica delle anime. In realtà indica alcuni motivi che rendono ognuno, come diceva Don Lorenzo Milani, responsabile del mondo. Ed è la responsabilità individuale libera e consapevole verso tutti gli esseri viventi, (come noi parte del misterioso flusso della vita) che rende le nostre vite degne o banalmente inutili.

Seguendo la scia di un misterioso e affascinante abitante dell’oceano si viene introdotti per immagini e suoni ai segreti del Flusso in cui tutti siamo immersi. Dall’acqua, fonte di vita (elemento primario dell’esistenza ormai ridotto a merce che si può comprare e vendere) all’anima essenza e respiro della vita stessa. E come nella trasparenza dell’acqua è visibile l’anima del mondo, così nella trasparenza del cristallo dell’anima si può vedere chiaramente muoversi l’acqua della vita. Due elementi, l’acqua e l’anima, il visibile e l’invisibile, che costituiscono la pietra angolare dell’esistenza di tutti gli esseri.

In scena solo oggetti estremamente comuni realizzati con materiale di scarto, lattine, filo di ferro, sottili fili di cotone a rappresentare gli elementi fondamentali: l’acqua, la terra, il fuoco, l’aria. Sulla scena teatrale avviene la trasfigurazione e gli oggetti acquistano individualmente vita e significati molteplici diventando infine simboli e metafore della Natura. Metafore che suggeriranno ai partecipanti riflessioni sulla vita, sull’uomo, sulla solidarietà e sulla cura del nostro pianeta.

Raffaello Ugo costruisce macchine con materiali poveri. Le macchine suggeriscono immagini che si articolano in strutture narrative. Nascono così “Volatile” (2002), “Forme d’acqua” (2005), “Nautilo” (2007) e quest’ultimo lavoro, “Flusso”(2010).

Hanno scritto sullo Spettacolo

Enrico Pau, regista cinematografico e teatrale

La Nuova Sardegna 11 novembre 2010

Un progetto interessante per oggetti metallici, acqua, luci e voce, giocato tutto intorno a un testo affascinante e evocativo che vuole raccontare i segreti dell’anima, quella parte invisibile della corporeità di cui si parla sempre, ma che ha il privilegio di avere solo una natura astratta, quasi filosofica.

Raffaele Chessa ha chiesto a Raffaello Ugo di scrivere il testo e dirigerlo, uno spettacolo chiuso tutto dentro uno stile asciutto ed efficace nel quale l’attore, con una recitazione volutamente piana, accetta la sfida di narrare l’invisibile.

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Prof. Ettore Martinez , Liceo Scientifico Pacinotti Cagliari

Il bravo attore ha ben recitato la candida illusione-speranza di una sorta di panteismo accompagnandola con il funzionamento idraulico-meccanico di piccoli marchingegni sotanzialmente inutili e nello stesso tempo intrinsecamente coerenti nel loro linguaggio.

Qualcosa mi ha ricordato le Città Invisibili di Calvino, quelle descrizioni, quei percorsi mentali sempre allegorici simbolici o metaforici.

Una visionarietà ricca di poesia non enfatizzata, pacata, attònita. Il tutto senza avanzare pretese di alcunché.

Bravo il regista bravo l’attore.