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LA VALIGIA DEI SUONI

Esplorazioni musicali per piccoli pianisti

Recensione di Stefania Anna Russo

31 Marzo 2019

Sei un esploratore e devi raggiungere il misterioso Rifugio delle ombre. Il viaggio è molto avventuroso, dovrai attraversare sentieri innevati, rocce aspre e pungenti, affondare nella sabbia del deserto…”; ora invece “Immagina di avere una finestra sul soffitto della tua camera e guardare il cielo comodamente sdraiato sul tuo letto. Immagina di poter rimbalzare da una stella all’altra: il cielo è scuro, profondo, le stelle sono solo piccoli suoni”. Se inizi a curiosare nel libro-valigia non puoi fare a meno di iniziare questo stimolante viaggio sonoro attraverso le esplorazioni proposte da Donatella Bartolini e Patrizio Barontini.

La valigia dei suoni” accompagna i giovani pianisti (e non solo!) in un’interessante avventura sonora. L’esplorazione è il punto di partenza: stimola l’immaginazione verso esperienze creative capaci di costruire quel bagaglio personale di abilità che servono non solo a suonare uno strumento ma, trasversalmente, attivano meccanismi propriocettivi, che conducono verso una maggiore consapevolezza del proprio corpo e del proprio “io”.

Per molti insegnanti l’allievo ideale deve essere “fermo, attento, ubbidiente, ma soprattutto ricettivo e desideroso di imitare il maestro.” Ma i bambini “per fortuna!” sono “in continuo movimento, esplorano, indagano, manipolano, osservano” e “proprio queste attività spontanee e irrefrenabili rappresentano la fonte primaria del loro sviluppo”. Spesso però succede che il coinvolgimento fisico ed emotivo dei bambini venga considerato un “fattore di disturbo” ed è frequente sentire l’insegnante stai fermo! composto! non correre! non saltare! La richiesta di questi “continui sforzi per rimanere fermi, per escludere il loro corpo dal loro pensiero e il pensiero dalle emozioni (…) per tenere a bada le proprie energie fisiche e mentali” non rispetta l’identità motoria del bambino.

In che modo è possibile accogliere le energie infantili all’interno di dinamiche educative? Come sfruttare questo irrefrenabile dinamismo affinché diventi una potenzialità per costruire un efficace percorso di apprendimento?

La Valigia dei suoni nasce con la convinzione che questo sia fattibile, ma come?

Sai camminare come un drago o un elefante? Ti sai muovere come un robot? Come cambia il suono se ti muovi sulla tastiera coi passi di un orso stanco?” L’autrice valorizza le energie infantili convogliandole all’interno di un percorso educativo e di apprendimento dove il gesto è il motore creativo che dà forma al suono e alla musica. Le esplorazioni non sono altro che attività ludiche che mirano a creare reciproche interazioni tra corpo, affettività, pensiero logico ed emotivo. Così viene accolta e valorizzata la motricità spontanea del bambino. Il gioco diventa il motore per accendere interesse, motivazione e attenzione.

Ogni pagina del libro è un’interessante proposta esplorativa che conduce l’allievo alla scoperta di nuove gestualità non fini a se stesse, né meri “esercizi ginnici preparatori allo studio dello strumento o come attività separate dal fare musica”. Le attività motorie sono pensate come “amplificazioni del gesto tecnico” e coinvolgono inizialmente il corpo intero per arrivare gradualmente al controllo di parti più specifiche. Tensioni, distensioni, equilibrio, peso, postura, respirazione sono esplorate attraverso il contatto espressivo che mette in relazione il mondo reale e simbolico del bambino.

Spesso la tecnica è vista come un aspetto della pratica strumentale che non ha nulla a che vedere con il fare musica. Chi ha iniziato a studiare pianoforte ha dovuto cimentarsi con esercizi privi di senso e interesse musicale, dove l’unico fine è il raggiungimento di una certa meccanicità “corretta”, accompagnata talvolta da sollecitazioni “continue e coercitive” dell’insegnante: “tieni la mano più arcuata”, “rilassa le spalle”, “stai dritto con la schiena”. L’esplorazione del gesto finalizzato a un senso sonoro musicale preciso, come dimostra Donatella Bartolini, consente invece di acquisire una maggiore interiorizzazione e consapevolezza oltre che corporea e affettiva anche cognitiva.

L’avventura sonoro-esplorativa, mira a generare effetti profondi: costruisce un repertorio di esperienze su cui fondare una motricità rilassata, coordinata, espressiva fino a percepire “la disponibilità del corpo intero a reagire e “risuonare”. Il “corpo risonante” diventa così una percezione inconsapevole di “benessere ed efficienza”.

La veste grafica del testo è chiara, funzionale e accattivante. Le immagini non hanno una funzione meramente decorativa, bensì un ruolo preciso: aiutano a comprendere le azioni richieste attraverso le immagini fotografiche; suggeriscono la qualità del movimento (ad esempio i salti rappresentati metaforicamente come gli agguati dei gatti) o del gesto pianistico (come l’esplorazione di diverse modalità di appoggio paragonate ai passi degli animali); e infine offrono suggestioni per richiamare un particolare clima emotivo.

Anche l’immagine di copertina che raffigura, su sfondo azzurro, un intreccio di rami bianchi attraversati da sfere arancioni di varie dimensioni, rimanda, a mio avviso, a due interessanti caratteristiche del testo: reticolarità e interazione. Il testo, tenendo conto della complessità dei processi di apprendimento, prevede un approccio globale e non per “compartimenti stagni”. L’autrice costruisce il testo basandosi su una didattica “fondata sulle interazioni” tra i vari aspetti cognitivi, motori e affettivi. La struttura del testo sottolinea queste interazioni, proponendo non solo suggestioni visive, ma anche tattili, uditive e senso-motorie.

Nella prima attività esplorativa proposta “suona, ascolta, osserva” il tatto, l’udito e la vista attivano il primo con-tatto con lo strumento e con il suono. Anche in “Carezzare per sentire”: l’esplorazione tattile di vari pezzetti di stoffa o di carta, suggerisce l’ascolto di alcune percezioni di morbidezza, ruvidità, levigatezza. Suggestioni che sono esplorate attraverso vari livelli senso-motori: in piedi con il corpo “immagina di affondare dolcemente nel tessuto”, seduto “accarezza la stoffa e accompagna il movimento delle mani con il busto”, con un gesto “cerca un suono che riproduca la morbidezza del tuo tessuto preferito”. Interazioni che stimolano, oltretutto, un approccio sinestesico.

La reticolarità invece è evidente nella struttura del testo che prevede percorsi interconnessi ma aperti in varie direzioni a seconda delle curiosità, degli interessi, dei dubbi e delle difficoltà dell’allievo. Questa caratteristica si riflette anche nella organizzazione della pagina. Come una mappa mentale al centro della pagina una o due caselle con il bordo arancione suggeriscono l’attività di partenza, da qui alcuni “rami” suggeriscono possibili sviluppi e direzioni. Questi stimoli guidano l’esplorazione ma allo stesso tempo attivano la ricerca creativa di altri possibili percorsi. L’aspetto interessante, dal mio punto di vista, è che i suggerimenti di tipo esplorativo, di carattere pratico, vengono accompagnati talvolta da alcuni quesiti che accompagnano il bambino verso una riflessione di tipo metacognitiva.

La reticolarità, all’interno della pagina, è evidenziata inoltre da alcune caselle con sfondo arancione che suggeriscono possibili collegamenti tra i vari capitoli.

Se da un lato l’allievo è libero di scoprire possibilità esplorative ed espressive, il docente sulla base delle caratteristiche uniche del bambino può progettare percorsi personalizzati.

In questo modo, come afferma Bartolini, “il processo di apprendimento si apre così alle differenze individuali”. Spirali e reticoli, reticoli e spirali consentono la costruzione di curricoli personali: quindi non percorsi lineari e validi per tutti, ma unici per ogni allievo.

Come cita Francis Picabia, “la nostra testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione”. E in questo senso solo chi ha una mente elastica può cimentarsi in questo percorso, non di certo chi è abitudinario e poco creativo.

I cinque capitoli che strutturano il testo ruotano intorno a specifici nuclei tematici tra di loro interconnessi: Esplorazione, Rilassamento, Postura dinamica, Forme di contatto, Movimento curvilineo.

Esplorazione è il punto di partenza valido per tutti i bambini. Esplorazione dello strumento (Suona, ascolta, osserva) ed esplorazione del suono (Paesaggi sonori, dormire, volare…), che richiede un maggiore atteggiamento creativo. “I materiali dedicati al contatto iniziale con lo strumento dovrebbero essere estremamente aperti, flessibili, stimolare la curiosità, incoraggiare l’iniziativa”.

Rilassamento è “giocare a creare tensioni e annullarle, accostando stati emotivi e fisici contrastanti (…), un buon modo per imparare a “sentire il proprio corpo”. L’autrice attraverso le attività presenti in questo capitolo consente al bambino di sperimentare quelle “buone sensazioni”, che, se interiorizzate, si trasformano in habitus quotidiano.

Postura dinamica accoglie una serie di proposte che mirano allo sviluppo di una postura funzionale, della coscienza del peso e dell’equilibrio. Attraverso un’indagine profonda sul proprio corpo sugli aspetti simbolici ad esso correlati, la postura viene esplorata e modulata dall’allievo in relazione al contenuto musicale.

Forme di contatto “rende disponibili all’allievo qualità diverse di suono, indispensabili per stabilire una relazione espressiva con il materiale musicale. In questo capitolo il contatto con la tastiera viene preceduto da attività di sensibilizzazione tattile, in modo da favorire una certa circolarità senso-motoria. “Stendi della pasta da modellare in modo da formare un foglio abbastanza spesso. Adesso prova diversi gesti: premere, scavare, spingere”. Nell’attività successiva “Il detective” l’allievo gioca a riconoscere i gesti sia da un punto di vista tattile che affettivo. L’attività si conclude con un’esplorazione al pianoforte: “sperimenta gesti diversi (…) scegli il gesto-timbro più adatto all’atmosfera del pezzo”. L’attività richiede una certa consapevolezza sulla reciprocità tra azione e percezione.

Movimento curvilineo racchiude una serie di attività che coinvolgono il corpo nella sua totalità focalizzando l’attenzione sul gesto globale. Il gesto è regolato attraverso una curvatura espressiva, che consente di esercitare il controllo su specifiche unità di senso musicale. Ad esempio in Arcobaleni alla tastiera al bambino si richiede di suonare più note focalizzando l’attenzione sul movimento globale. Questo gesto sarà regolato attraverso la sua curvatura espressiva.

Complessivamente il testo presenta un’architettura semplice ma articolata. L’autrice, infatti, inserisce nell’introduzione dettagliate indicazioni sulla struttura e sull’utilizzo del testo.

Ciascun capitolo è suddiviso in tre sezioni al cui interno vengono proposte attività con caratteristiche e finalità differenti. Nella sezione A le esplorazioni presentano un carattere generale: mirano a sviluppare o richiamare competenze trasversali articolate in modo più specifico nelle sezioni B e C. Ad esempio, nella sezione A (capitolo 2 Rilassamento) viene proposta una attività per l’esplorazione di tensioni e distensioni. “Per fare questo gioco devi diventare un robot. Sei rigido e contratto, ti muovi a scatti. Prova a camminare per la stanza (…) Gradualmente la lamiera si trasforma in pelle, ora sei un bravissimo danzatore e riesci a muoverti e saltare con scioltezza, leggerezza e fluidità!”. Come sostiene l’autrice “Giocare a creare tensioni e annullarle, accostando stati emotivi e fisici contrastanti, è un buon modo per imparare a sentire il proprio corpo” e le buone sensazioni che accompagnano alcune gestualità sono interiorizzate in modo efficace dal bambino.

Nella sezione B le proposte suggeriscono un contatto generico con lo strumento: presentano suggerimenti per l’improvvisazione o composizione estemporanea anche attraverso l’utilizzo di notazione adiastematica. “Usando i due tasti neri nel registro più grave del pianoforte segui i movimenti del tuo compagno mentre finge di essere una boa mossa dalle onde…a volte le onde sono davvero altissime! I suoni sono lunghi e si accavallano gli uni agli altri”. Nell’attività “La boa tra le onde” (sezione B capitolo 3 Postura dinamica), l’improvvisazione viene condotta attraverso tre suggerimenti: prova a tenere il pedale sempre abbassato, abbassa alcuni tasti e alzali improvvisamente tutti insieme oppure abbassa i tasti e alzali uno alla volta. In conclusione uno stimolo letterario invita alla riflessione sul gesto Il segreto sta nel non fare due cose. Non bisogna opporsi alla forza delle onde e non bisogna neppure lasciarsi andare passivamente. Il peso del tuo corpo e la spinta dell’onda devono andare d’accordo, ecco tutto (I. Calvino, Le tre isole lontane).

Le sezioni A e B sono pensate oltre che per il singolo allievo anche per svolgere lezioni collettive (due o tre bambini). Come sostiene l’autrice, “Il confronto con gli altri aumenta la consapevolezza e stimola il bambino al raggiungimento di obiettivi tecnici anche complessi” oltre che allentare le ansie e sollecitare una motricità più spontanea e priva di rigidità.

La sezione C approfondisce e sviluppa le proposte presenti nelle sezioni A e B ripiegandole in una direzione più pianistica, quindi esecutiva-interpretativa e compositiva. In questa sezione il contributo del compositore Patrizio Barontini è fondamentale in quanto consente all’allievo e al didatta di cercare soluzioni musicali esteticamente interessanti. I frammenti musicali sono spesso accompagnati da stimoli esplorativo-interpretativi o compositivi o da suggerimenti di ascolto (nelle caselle con lo sfondo azzurro). L’interazione tra gesto, ascolto, tatto, vista, immaginazione culmina in queste pagine come sintesi di un micro percorso che dalla propriocezione corporea di una gestualità che coinvolge l’intero corpo conduce, attraverso il controllo di parti specifiche, ad un’esplorazione verso il mondo sonoro più propriamente pianistico. Donatella Bartolini ci tiene però a sottolineare che il percorso non è lineare anche in questo caso: all’allievo o al didatta la scelta di partire dalle varie sezioni è sempre possibile.

A conclusione di tutto il testo Donatella Bartolini inserisce una Appendice finale, dedicata all’acquisizione e allo sviluppo della lettura musicale. Ancora oggi accade che la scrittura e lettura del pentagramma venga concepita come un elemento e se stante, spesso privato della caratteristica principale del fare musica, il suono. L’autrice anche qui prova a creare interazioni tra lettura, suono, contatto con lo strumento. “Disegna una montagna e i passi di un orso stanco. Col palmo della mano (cluster) suona i passi che salgono (verso i suoni acuti) e poi scendono giù (verso i gravi)”. In questo caso il bambino utilizzando una gestualità morbida e delicata segue il profilo delle montagne e legge il disegno come una vera partitura musicale rispettando l’asse del tempo e delle altezze. Oltre alla notazione proporzionale cartesiana, nel testo viene utilizzata anche la notazione tradizionale. “Si possono salire e scendere montagne anche utilizzando una griglia speciale: il pentagramma (cinque righe). Costruisci un grande pentagramma sul pavimento, aggiungi una striscia più piccola da cui partirà il tuo percorso (do centrale)”. Il bambino in questa attività si muoverà pronunciando e cantando i suoni in relazione allo spazio che occupano all’interno del pentagramma oppure si sposterà seguendo le note del pianoforte.

Questo testo non intende offrire soluzioni definitive alle quali aderire in maniera passiva (l’intervento dell’insegnante è sempre decisivo!), quanto piuttosto suggerire attività per rendere consapevole il bambino”. L’insegnante che sceglie di adottare questo testo svolge un ruolo determinante: oltre a inventare strategie per motivare e far progredire gli allievi, è una guida necessaria, che costruisce il percorso più indicato.

La valigia dei suoni è di certo un libro per allievi esploratori e insegnanti sensibili e indagatori. In questa avventura l’ingrediente fondamentale è di certo la creatività che non deve mai mancare negli insegnanti e negli allievi, principianti e non. Il libro-valigia, infatti, può essere utile anche a coloro che hanno iniziato lo studio del pianoforte con testi tradizionali, per scoprire un modo diverso di fare e sentire la musica. La valigia dei suoni è un ottimo punto di partenza per intraprendere, senza mai perdere la curiosità, nuove avventure esplorative.

Stefania Anna Russo

LA VALIGIA DEI SUONI – Esplorazioni musicali per piccoli pianisti – Carish edizioni, Milano 2014 (pgg 112)

DONATELLA BARTOLINI

Docente di Pedagogia musicale presso il Conservatorio “G. Puccini” di La Spezia, rivolge da anni una particolare attenzione ai repertori legati alla produzione musicale contemporanea e al rinnovamento delle metodologie educative rivolte all’apprendimento strumentale. Il suo interesse per la musica di oggi l’ha portata ad avere contatti e scambi proficui con i più importanti compositori contemporanei tra cui: S. Sciarrino, F. Donatoni, A. Clementi, H. Lachenmann, A. Solbiati, L. Berio, M. Kagel, G. Manzoni, H. Pousseur. Ha pubblicato articoli e saggi per importanti riviste (Musica Domani, Bequadro, L’albero a elica, La nuova rivista musicale italiana, Musica Realtà…); ha fatto parte del comitato di redazione di Bequadro e per molti anni ha collaborato con Musica Domani. Ha curato l’edizione italiana dei testi più innovativi apparsi sul panorama editoriale nazionale e internazionale dedicati alla didattica strumentale: H. Bojé, Il pianoforte, Ricordi (Universal), Snorri Sigfus Birgisson Piano Pieces, Carisch-Siem (Steinabær), C. Hempel, Pianoforte in due, Carisch-Siem (Schott), Bruce-Weber, Il violino felice, Carisch-Siem (Schott), F. Emonts, Metodo europeo, Schott (Schott). Ha tenuto corsi di formazione e aggiornamento sulla didattica strumentale. Si è occupata di progetti interdisciplinari arte-musica collaborando con importanti istituzioni museali per l’arte contemporanea in collaborazione con le quali ha realizzato corsi, incontri, conferenze e laboratori dedicati a un pubblico sia infantile che adulto.