Didattica » Musica Studio

La voce è il cerchio ed il cerchio è la voce.

di Albert Hera

31 ottobre  2021

Bisogna sapere che ogni qual volta si canta e ogni qual volta si parla il primo cerchio che si va creando è quello che combacia con noi stessi. Per questo, quando si parla di comprensione e di capacità di gestire una relazione didattica e pedagogica con i nostri discenti, è importante conoscersi appieno e nell’intimo affinché si possa costruire una didattica in cui quest’ultimo, ovvero il cerchio, che si trova fuori di te, possa accogliere le tue risorse.

Voce e canto allineati possono permettere ad ognuno di scoprirsi e di spogliare le maschere che ogni giorno, anche i più grandi maestri, indossano per fronteggiare la propria strada.

La voce è dentro di noi ed è uno strumento vivo, cioè vive di quotidianità propria e quando la lasciamo libera vediamo la nostra caratteristica che nel quotidiano ci contraddistingue. È importante dire che il senso che diamo alla voce nella didattica e nel canto, a mio avviso si basa su tre parole: amorevolezza, rispetto e passione.

Poi, a queste tre parole, aggiungo il mio sapere. Il sapere, nell’ambito della voce, se non ha insito in sé queste tre parole, corre il rischio si infondersi e di tramandarsi come pura tecnica privandosi della pulsazione dell’emozione e della spiritualità. Quando insegniamo, dunque, se non siamo accompagnati da queste parole, il rischio è di trasmettere della tecnica senz’anima. Il senso della voce, allora, è uno strumento che ci accompagna tutti i giorni e ci permette di comprendere il valore della libertà. La voce, del resto, è nata per essere libera. Nasciamo con un vagito e moriamo con un rantolo.

La nostra voce, se la si ascolta, ci indica la strada da seguire, è qualcosa di alchemico che ci permette, grazie a una specie di mix, di ottenere quello che è il risultato tra chi la emette e chi la recepisce e di arrivare nel cuore dell’altro. È quindi, oltre ad uno strumento di libertà, anche di unicità. Se non si rispetta come si dovrebbe, la capacità di vedere nel prossimo il proprio e unico timbro, rischia di non creare intoppi nella comunicazione e di non farla nascere.

Un altro aspetto importante che mi preme sottolineare è che si comunica anche con la propria voce interiore e non solo con quella esteriore.

Tirare fuori, dunque, tutto quello che si ha per essere coerenti il più possibile. Si potrebbe dire che per arrivare a quella che gli antichi definivano la “viva voce”, bisogna prima trovare la propria voce interiore e poi giungere a quella esteriore che solo allora sarà in grado di essere tramandata e insegnata. È ciò che assomiglia di più alla vita. La voce nasce, cresce, si espande, si stabilisce, decresce e muore.

Noi siamo abituati a dividere in un processo duale il parlato e il cantato, attraverso l’inspirazione e l’espirazione, ma quello che mi preme insegnare è: le fasi sono quattro, non possono limitarsi a due, che in fin dei conti non sono altro che le quattro fasi della vita. Dunque abbiamo nell’inspirazione la capacità di percepire un suono interiore, che sta nascendo e quindi fa capo alla gestazione materna. Nel momento in cui le due corde vocali attaccano un suono, quella è la tua data di nascita. Nell’espirazione hai il racconto della tua vita e poi, alla fine, quando ti manca l’aria, muori, per dar vita ad una nuova nascita.

Tecnicamente, su me stesso, mi sono sempre detto che se muori bene, nasci bene. Quindi finché non abbiamo ben chiaro le quattro frasi del respiro noi vivremo solo con un’attenzione chiara sulla fase espiratoria, trascurando tutto il resto.

Difatti, il concetto ciclico del cerchio respiratorio ne è la parte fondamentale.

In cui il primo suono che si chiama scintilla o big bang ne crea altri, che chiameremo frasi e che vengono accolti e poi elaborati in altri suoni risposta.

Quando vogliamo controllare la nostra voce stiamo già perdendo la battaglia, lei non vuole essere controllata. Per questo è importante il cerchio. Se si pensa al cerchio, questo è come figura un concetto spirituale, e nella spiritualità si utilizza la voce, interiore ed esteriore che sia, per invocare la propria preghiera e i propri desideri. Il senso dello spirito, che per me è tremendamente terreno, dove però siamo ricondotti in una pratica ancestrale, lo può permettere solo il cerchio.

Quando realizzo le circlesongs, è il cerchio e solo il cerchio che dà la possibilità di potersi esprimere in modo quasi primitivo e dà la possibilità di comprendere quella capacità ancestrale appartenente ad ognuno, abbattendo così il linguaggio primario e dando forza esclusivamente al valore del suono.

La voce è il cerchio e il cerchio è la voce.

Quando li metti insieme e li fai relazionare sono una forza energetica che unisce e libera. Il senso della didattica della voce nel cerchio nasce con lo scopo di far recuperare una didattica circolare. Da centinaia di anni viviamo in una didattica lineare. La differenza è che il cerchio nasce come salvezza, la linearità come diversità. La linea più vicina al maestro è quella vicina all’intento del sapere. La linea più lontana dal maestro è quella che non sa.

Se immaginiamo una forma circolare, questa non ha livelli, ha una forma di chiusura, è vero, ma è di abbraccio, di avvolgimento. L’insegnamento lineare, differentemente, è di uno a uno, quasi gerarchico, dissimile per logica da quello circolare che è un insegnamento d’insieme. Quindi il cerchio unisce ed ha la capacità di comprendere e vedere il tuo vicino dall’altra parte del cerchio, vivendo così una comunicazione tout court.

Mai e poi mai bisogna dimenticare che il cerchio è il setting che porta alla salvezza: basta pensare alle scimmie che lo hanno utilizzato per salvarsi dalle bestie feroci. Il cerchio diventa la metafora di una cassa di risonanza ed è lì che puoi lasciare il tuo suono come un tesoro, un dono d’altruismo. Anche perché nella forma circolare il giudizio viene abbattuto, sei soltanto risonante dell’altro, non ci sono giudizi ma mera concentrazione sul proprio sentire.

Il senso della risonanza di un cerchio è possibile perché tutti hanno gli stessi diritti, il facilitatore, come all’interno di una tribù, crea dei pattner ritmici creando così un dialogo, ed è lì che si abbattono tutti i caratteri performativi per sfociare in pura energia circolare. Non è la voce che definisce il cerchio, ma è il cerchio che definisce la voce. Finché noi non cambiamo il setting della scuola, potremmo inventarci tutte le didattiche del mondo ma non avremo mai i risultati del cerchio. La scuola non è per gli eletti, ma di tutti. E se uno stato come l’Italia non comprende che si dovrebbe ripartire con una didattica del setting, noi ci ritroveremo ad avere classi prive di sentimento e di anima ma fatte solo di conoscenza e poca energia di relazione. Il nesso tra voce e cerchio è semplicemente riscoprirsi che tutti insieme, li uni accanto agli altri, possiamo intonare una sola voce libera. Per non parlare dei benefici che questo compie anche a livello medico: nell’Alzheimer, ad esempio, può ricondurre alla reminiscenza più che una foto. È come scavare nella storia. Logicamente, non si inventa nulla con la parola cerchio, tutti la possiamo usare, nasce nei nostri cuori, è il contorno, è effimera, questa parola sfugge, ed è talmente datata che quando diciamo cerchio ci vengono in mente centinaia di riferimenti: la giostra, il compasso, il girotondo, la tribù che con la propria ritualità sconfigge i demoni o guarisce le persone, o ancor di più la taranta che è l’esempio maggiore del setting del cerchio.

Ma ancora una volta: il cerchio è salvezza. Ripetetelo dentro di voi. La terra è circolare. L’universo viaggia di circolarità. E se andiamo nel più profondo, anche la molecola è circolare. Il mondo secondo me sopravvive e vive perché c’è il cerchio. Non possiamo insegnare se non abbiamo un cerchio dentro di noi. Ogni cosa che rimane aperta non può che farci male. Il messaggio che vorrei dare ai ragazzi è: abbracciatevi nel cerchio.

Il cerchio è.

Salvezza.

​Albert Hera

Albert Hera, pseudonimo di Alberto Quarello (Collegno, 29 Agosto 1967), inizia a studiare come saxofonista e in seguito scopre nella voce il suo vero “strumento”. Nel corso della sua carriera incontra Bobby McFerrin, con cui collabora nella sua opera improvvisata “Bobble” e nell’ album VOCAbuLarieS, definito dalla critica uno dei più grandi capolavori di musica corale del 21° secolo.

Tra le altre personalità di spicco collabora in diversi progetti con Franco Fussi, Roger Treece, Paolo Fresu, Gegè Telesforo, Swingle Singers, London Vocal Project e Pino Insegno, solo per citarne alcuni. La sua ricerca di “narratore di suoni”, lo portano a definire un vero e proprio “neolinguaggio” che racchiude la capacità di portare l’ascoltatore ad immaginare luoghi, profumi, danze e genti lontane, tessendo, grazie all’improvvisazione, trame e racconti unici e talvolta epici.

Affianca de sempre il mestiere dell’insegnante, portando avanti, da moltissimi anni, una filosofia legata al canto, sia individuale che in cerchio. Nel 2006 ha costruito il progetto didattico CircleLand, un nuovo modo di concepire il canto corale in cerchio (circlesinging).

Durante i suoi molti viaggi, è riuscito a far conoscere il circlesinging in Italia e all’estero. Con le sue conoscenze e competenze è diventando uno dei più importanti progettisti e consulenti nel campo eventi, editoria e formazione, legati alla voce e al canto.

Tra i suoi progetti innovativi si trovano CircleLand Festival, il primo ed unico evento al mondo basato sulla forza e la grande energia del cerchio dove la voce, la danza e le percussioni sono i protagonisti e Siing Magazine il primo trimestrale al mondo in doppia lingua Italiano/Inglese che parla di canto a 360°. Nel campo della ricerca è ideatore e coordinatore insieme al dott. Franco Fussi del primo corso di alta formazione post universitaria, il “Circlesinging Educational” approvato dall’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Dal 2017 è direttore artistico del Convegno Internazionale “La voce Artistica” ideata dal Prof. Franco Fussi, che si tiene a Ravenna presso il teatro Dante Alighieri ogni due anni, ed è consulente di direzione e ideazione artistica per uno dei più importanti festival Jazz Italiani, il “Moncalieri Jazz Festival”. È del 2020 la sua partecipazione all’innovativa trasmissione televisiva “Voice Anatomy”, in onda su Rai 2, condotta Pino Insegno, in veste di soundteller, il cui compito è raccontare, improvvisando con i suoi suoni, gli argomenti proposti in studio.

BIBLIOGRAFIA

  • L’arte vocale. Fisiopatologia e riabilitazione della voce artistica” di Franco Fussi e Silvia Magnani – Omega Edizioni.

  • Il canto e le sue tecniche” trattato di Antonio Juvarra – Ricordi Edizioni.

  • Respiro e voce” di Horst Coblenzer e Franz Muhar Ed. Audino.

  • Fuoridi testa. Perchè la scuola uccide la creatività” di Ken Robinson – Ed. Erikson.

  • Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza.” di Howard Gardner – Ed. La Feltrinelli.

  • Pedagogia e scienza della voce” di Marco Galignano – Omega Edizioni.

  • Apologia di Socrate” di Platone (edizione libera a scelta del lettore).

  • Le parole della scena. Glossario della voce del cantante e dell’attore” di Franco Fussi e Silvia Magnani – Omega Edizioni.

  • Il canto degli armonici” a cura di Alberto Ezzu, scritti di Massimo Amelio, Marco Buccolo, Alberto Ezzu, Alberto Guccione, Raffaele Schiavo, Alice Visintin – Ed. Feltrinelli.