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METODOLOGIA DELL’IMPROVVISAZIONE MUSICALE

Tra linearità e Nonlinearità.

Recensione di Sandra Ruggeri

28 Febbraio 2018

Dal latino “improviso”, ‘in’- e ‘provisus’, che deriva da ‘providere’ cioè “prevedere”, il termine ‘Improvvisazione’ ci rimanda a sinonimi quali inaspettato, inatteso, imprevisto, istantaneo, estemporaneo, subitaneo. L’improvvisazione è dunque ciò che non è aspettato o previsto!
È analizzabile a priori qualcosa di inatteso? È trasmissibile l’inaspettato? È insegnabile l’istantaneo? È proprio vero che l’improvvisazione è tale nel momento in cui si materializza sotto forma, nel caso della musica, di successione di suoni?
Ho letto con forte curiosità il libro di Mirio Cosottini proprio perché, dando voce ad un pensiero che ritengo collettivo e comune, sono molti gli interrogativi attorno al tema dell’Improvvisazione e la prima spontanea e forse ingenua domanda che ci si pone è: come si fa?
Si fa!
Una risposta illuminante e disorientante allo stesso tempo!
Cosottini nella sua ‘Metodologia dell’Improvvisazione Musicale’ riesce con chiarezza a delineare e circoscrivere un terreno di gioco e una serie di regole che sono non-regole, perché definire un qualcosa che in sé rimanda a libero estemporaneo arbitrio è già limitarne le possibilità.
Viene fuori un’immagine di perfetta aderenza al suono, staccata e lontana da legami strutturati, da discorsi che implicano rapporti precostituiti o storicamente accettabili perché riconosciuti.
Senza fare acrobazie o discorsi complessi Cosottini individua nei concetti ‘lineare e nonlineare’ l’essenza dell’esperienza dell’improvvisazione, una via di comprensione e trasmissione.
Il suo lavoro non è però un metodo ed accenna con cura, come esigenza introduttiva imprescindibile, il rischio che comporta un sistema organizzato, graduale, metodico appunto, che ‘spieghi’ cosa e come si attui un’improvvisazione.
L’esercizio si veste allora di un nuovo significato, libero dall’eccezione di ‘ripetizione, allenamento’, per divenire ‘luogo, tempo e modo di esperienza’. Dà una spinta, un incoraggiamento, una pressione verso l’attenzione all’esperienza del Suono, all’ascolto di esso quale entità ‘aderente ma indipendente’ dal contesto in cui si muove.
Egli così propone: “Imparare ad improvvisare è imparare a scoprire le proprie regole, a modificarle, ad abbandonarle e a sostituirle anziché prenderne delle precostituite.”
Ascoltare è la prima forma di una ricerca possibile del suono che si trasforma poi in una esperienza cognitiva ricca e complessa.
Nell’improvvisazione non si è interessati solo alla musica prodotta, ma anche alle decisioni e alle azioni che il musicista compie durante l’esecuzione. Si è come dentro un labirinto, obiettivo: uscirne! Ogni volta che il percorso prevede una svolta il musicista deve modificarne il suono, una trasformazione del percorso sonoro. Ma un labirinto cos’è? È il terreno di gioco tra vincolo e libertà! Siamo liberi di percorrere un sentiero ma costretti da una complessa rete di possibilità … in una continua oscillazione tra regola e possibilità appunto.
Mi sono calata in una sorta di lettura improvvisata di questo libro e mi sono accorta che apprendevo mentre agivo e mentre agivo riflettevo e decidevo. Ho compreso, come in un silenzio che si illumina, che l’improvvisazione è questo: il Qui ed Ora.
Per essere compresa l’Improvvisazione va agìta!
E di nuovo: come trasmettere allora questa modalità senza cascare nel puro nozionismo?
Già, perché ci si è illusi quando il Jazz è entrato nei Conservatori e ne ha rappresentato l’emblema della musica improvvisata per poi rivelarsi nuovo argomento per nuovi metodi troppo vicini allo studio progressivo. È vero che l’eccezione è rappresentata dal libro di E. Sarath – Music Theory Through Improvisation – che si sofferma con convinzione sugli elementi non sintattici ed elementi come Densità, Dinamica, Durata, Tessitura, Timbro e Silenzio chiariscono il campo, l’oggetto, il vocabolario dell’Improvvisazione, ma non basta. È sì un metodo che dà consapevolezza dell’implicazione fra elementi lineari e non lineari della musica, ma occorre ancora, secondo Cosottini, esplicitare meglio il significato del lineare e nonlineare, svelarlo … perché è qui il fulcro della consapevolezza libera dell’improvvisatore. Così scrive Cosottini “la consapevolezza della questione nonlineare prende le distanze dal ‘cosa fare’ per tendere l’orecchio verso il suono e la sua indagine. La nonlinearità è quello strumento che ci permette di restituire l’importanza al suono e alla musica e considerarli come un fatto sonoro”. Se il lineare è ‘voler dire qualcosa’ il nonlineare è ‘un’indagine intorno al suono’.
Ripartire dal Suono ci costringe a ripensare nel suo complesso la questione metodologica, fatta di ascolto prima di tutto.
La capacità di distinguere gli elementi musicali lineari e non lineari ci consente di approfondire l’indagine intorno al suono e arricchirla di nuove prospettive, ripensare la didattica dell’improvvisazione alla luce di linearità e nonlinearità è appunto una di quelle! È la via per mettere in relazione ogni evento musicale con il Tutto anziché col il successivo o i successivi. La linearità riguarda le relazioni e le connessioni fra gli eventi musicali, la nonlinearità riguarda insiemi di eventi musicali e stabilisce regole e principi di porzioni temporali significative di un brano. L’ascolto nonlineare è ritentivo, si sofferma, si appoggia al suono, considera ciò che permane, le costanti, la struttura, l’unità. L’ascolto lineare è protensivo, è teso in avanti, scivola, coglie la trasformazione, lo svolgimento, la direzione. Il lineare è il valore d’ogni suono in rapporto al resto, il nonlineare è l’autonomia del suono rispetto alla forma.
Conoscere ed essere consapevoli della linearità e nonlinearità darà una luce alla pratica improvvisativa, a quella matura quanto a quella ambita, darà nuovo valore all’esercizio, alla grafia musicale e ai modi d’ascolto.
Il libro contiene ‘esercizi’ suddivisi per area di ricerca con chiavi di lettura secondo i principi lineari e nonlineari. L’improvvisazione si manifesta allora in un nuovo modo di ascoltare, pensare e vivere la musica.

Mario Cosottini

Musicista, filosofo, didatta, ha pubblicato numerosi articoli sull’improvvisazione musicale dal punti di vista filosofico e didattico. Ha collaborato col Conservatorio di Padova tenendo un Laboratorio di Improvvisazione Musicale dal 2005 al 2010. È uno dei membri fondatori di Timet, una collaborazione decennale che ha portato al suo contributo come interprete e compositore in molte delle opere altamente originali del gruppo. Nel 2005 ha fondato con Alessio Pisani il GRIM (Musical Improvisation Research Group). Dal 2005 al 2010 ha insegnato improvvisazione al Conservatorio di Padova, Italia.Ora sta facendo un dottorato in Filosofia della musica presso l’Università di Trieste (ITALIA).

METODOLOGIA DELL’IMPROVVISAZIONE MUSICALE
Tra Linearità e Nonlinearità – Collana Musica e Didattica – EDIZIONI ETS