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Musica e inclusione

Teorie e strategie didattiche

Recensione di Francesca Romana Motzo

31 Maggio 2019

La lettura di questo testo ha sollecitato nuovamente in me, riflessioni profonde riguardo temi come inclusione e diversità.

Sono tematiche che nel Sistema Scolastico Italiano vengono trattate fin dagli anni settanta, cercando soluzioni molteplici affinchè allievi con disabilità o bisogni speciali (BES) possano condurre un percorso formativo, il più possibile uguale, a quello di chi viene considerato “normale”.

Nonostante i risultti raggiunti che ci danno merito anche in relazione ad altri paesi, non si nasconde la presenza di numerose criticità di un sistema che dovrebbe a questo punto e con la storicità acquisita in ambito della didattica inclusiva, operare un salto di qualità.

La dialettica diventa stridente tra gouvernment che guarda il presente e l’urgenza e la gouvernance che al contrario, è dinamica, proattiva ed orientata a cogliere ed a promuovere innovazione, soprattutto perchè consapevole che il progetto di inclusione non inizia e finisce al’interno del percorso formativo, bensì avvolge l’individuo nel suo percorso di vita, in modo globale ed armonico.

Inclusione… “… indica lo stato di appartenenza a qualcosa, sentendosi accolti e avvolti…” “L’inclusione sociale rappresenta la condizione in cui tutti gli individui vivono in uno stato di equità e di pari opportunità, indipendentemente dalla presenza di disabilità, povertà o diversità…”

“L’inclusione è descritta da caratteristiche specifiche:

  • Si riferisce a tutti gli individui
  • Si rivolge a tutte le differenze senza che queste siano definite da categorie e da criteri deficitari, ma pensate come modi personali di porsi nelle diverse relazioni e interazioni
  • Mira all’eliminazione di ogni forma di discriminazione
  • Spinge verso il cambiamento del sistema culturale e sociale per favorire la partecipazione attiva e completa di tutti gli individui
  • Mira alla costruzione di contesti inclusivi capaci di includere le differenze di tutti, eliminando ogni forma di barriera

Ecco che, con sole poche righe che iniziano a definire il termine inclusione, emergono con forza, parti di questo significato che meritano di essere approfondite da ognuno di noi ma soprattutto, da chi scglie come sua professione o missione, l’insegnamento.

L’ambiente in cui l’integrazione di qualità può favorire l’inclusione della diversità come la valorizzazione delle eccellenza, è quello fortemente innovativo; un ambiente, quindi, che riesce ad osare sia nelle riflessioni che nelle azioni attraverso la sperimentazione, il confronto, la crescita, creando esperienze stimolanti e non umilianti e questo, realizzabile ad ogni grado di istruzione.

Esiste un luogo, fisico ed emozionale, dove ognuno di noi può far parte di un tutto (gruppo, comunità, società…) indipendentemente dalle singole differenze, senza aver bisogno in modo significativo, di classificarle meticolosamente una ad una?

Io personalmente, ne ho esperienza.

E’ il miracolo che si compie ogni volta in cui lo strumento di espressione, incontro, comunicazione e relazione, è il Suono.

Basterebbero tutti gli studi svolti nel campo delle neuroscienze, che affermano quanto l’educazione musicale attivi una feconda interazione tra i due emisferi celebrali, migliorando la capacità di apprendimento e facilitando lo svolgimento di operazioni complesse della mente e del corpo.

La presenza della Musica vissuta attivamente e globalmente nel percorso di crescita dell’individuo conduce lo stesso, alla scoperta profonda di se e dell’altro senza pregiudizio, alla cooperazione all’interno di un gruppo attraverso una dimensione di interazione creativa e di curiosità verso il poco noto o lo sconosciuto.

“…l’attitudine al suono è una caratteristica che tutti gli esseri umani condividono. (Sloboda, 2002)”

Mi permetto di allargare questo concetto, inserendo anche il significato più completo di movimento, che in questo contesto intendo come l’altra faccia della medaglia del suono, perchè si possa iniziare ad avere piena consapevolezza della ricchezza che si possiede, se nella nostra azione professionale “includiamo” il corpo come strumento primario dell’esperienza (e dunque dell’apprendimento), attraverso cui il suono fluisce e si manifesta.

“… la musica offre alla comunità, in particolar modo scolastica, spazi culturali e sociali privilegiati in cui prestare attenzione alle differenze risvegliando la comunità dall’indifferenza nei confronti di queste stesse, e promuovendo abilità cognitive, linguistiche e socioaffettive, estremamente coerenti con la prospettiva inclusiva.”

Le autrici del testo, ci fanno dono della loro esperienza professionale, composta in un testo sensibilmente completo, da poterci fornire elementi terorici e pratici sul tema musica ed inclusione.

Intrecciano abilmente l’educazione musicale con differenti livelli di condotte educative, facendo emergere il beneficio che la musica apporta nell’esperienza di qualsiasi individuo trovando in esso una connessione immediata, la cui risultante non può che essere positiva , di benessere, autonomia, autostima ed apertura verso il mondo. Duecentodiciannove pagine che scorrono fluide, ti trovano in accordo, a volte ti sorprendono per i pensieri che attivano nella tua mente e per la consapevolezza, che il libro, lo rileggerai più volte, nel desiderio che diventi un dialogo di confronto sempre attivo.

Come musicoterapeuta, tutte queste riflessioni sono all’ordine del giorno, così come il desiderio di costruire percorsi che sempre meglio si adattino e rispondano in modo armonioso alle necessità reali del fruitore. Riflessioni che non rimangono dentro i confini di come la didattica debba rispondere al meglio, ma che a volte esondano verso confini più ampi, nel momento in cui ci si confronta o ci si scontra con le incongruenze o ancora i limiti di un sistema che attualmente possiede tutti gli strumenti per comprendere quanto oltre si potrebbe andare, ma che non fornisce il giusto supporto perchè questo viaggio reallmente si compia.

Occorre tempo per tutte le cose (mi viene spontanea la metafora del fare il pane) e spesso, anche quando si comprende chiara la meta da raggiungere, la pazienza è l’ingrediente principale, pur mantenendo la determinazione ed il nutrimento costanti, nella scelta del come agire, cosa creare, verso dove andare.

Ed è un viaggio dentro se stessi, ma soprattutto con gli altri.

Infine, mi sento di consigliare questo libro a tutti i miei colleghi, ai futuri colleghi, a tutti i genitori che vogliono comprendere meglio ciò che può essere utile inserire nella vita dei propri figl* ed a tutti i curiosi che sicuramente, saranno capaci di creare connessioni mentali tali, da sviluppare mille altri universi.

Lo consiglio, anche perchè sono fermamente convinta che l’inclusione non debba essere dedicata solo al diversamente abile, al BES o allo straniero (categoria ormai inclusa nella lista dei bisognosi, visto il periodo storico attuale), bensì ad ognuno di noi, alla nostra peculiare unicità, che nel corso della vita attraversa fasi o momenti in cui necessita di essere nuovamente o per la prima volta, incluso all’interno di un contesto nel quale sentirsi appartenente.

Ecco, questo testo ti spinge ad avere uno sguardo sensibile verso le cose e prima di ogni altra cosa, verso l’essere umano, soddisfando le necessità di noi professinisti, a più livelli.

La mia, un po’ anticonformista, forse avrete inteso, aspira sempre a cogliere l’essenza e si tranquillizza nel momento in cui percepisce, che c’è posto per tutti… al di là di ogni possibile sintesi.

Francesca Romana Motzo

 

Musica e inclusione – Teorie e strategie didattiche – Edizioni Carocci Faber, Roma 2016, (pg 219)

LUCIA CHIAPPETTA CAJOLA

è ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale all’Università degli Studi Roma Tre e direttrice del Dipartimento di Scienze della Formazione dello stesso Ateneo

AMALIA LAVINIA RIZZO

è musicista, dottore di ricerca in pedagogia e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre